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Museo del Cinema

Le pistole di "Pulp Fiction" in un caveau di Torino

Sono oltre 500 mila tra locandine, fotografie, oggetti e manifesti i memorabilia conservati nei sotterranei della Unicredit di via Nizza tornati agibili per gli addetti ai lavori

C’è un tesoro conservato nel caveau di una banca. Un tesoro fatto dalle pistole di “Pulp Fiction”, la testa di scimmia e il bambolotto usato per il rito woodoo di Indiana Jones, il Golden Globe di Marcello Mastroianni, oltre a 500 mila manifesti e locandine, mezzo milione di fotografie, altri memorabilia.


Un tesoro che parla della settima arte, quella che ha una vetrina suggestiva ma limitata per il pubblico al Museo della Mole e che nei 750 metriquadri blindati nel sotterraneo dell’Unicredit ha un archivio sconfinato. Qui, infatti, è conservata la maggior parte del patrimonio del Museo Nazionale del Cinema di Torino. Torna finalmente agibile il caveau della banca di via Nizza 150, chiuso dal 2018 per consentire lavori di adeguamento agli standard di sicurezza richiesti.


«Era questo l’elemento critico che non permetteva ai dipendenti di lavorare nel deposito - spiegano dalla banca - . Ora che sono stati sostituiti gli impianti di illuminazione e gli impianti di areazione possiamo tornare ad aprire questi spazi a studiosi, ricercatori, studenti per condurre i loro studi sul cinema». Al momento non si parla ancora di un’apertura allargata al pubblico. «Si tratta di materiali molto fragili - spiegano - , per questo stiamo pensando a limitare ad una volta al mese la presenza di visitatori».


Dei 2 milioni di pezzi di cui si compongono le collezioni del Museo del Cinema, più della metà si trovano nel sotterraneo di via Nizza 150. Qui sono custoditi oltre al mezzo milione di manifesti, buona parte della fototeca, parte delle collezioni di archeologia del cinema, in particolare l’intera collezione di vetri per la lanterna magica, composta da circa 8 mila esemplari, 350 vedute ottiche, tutte le stampe relative all’archeologia del cinema, le collezioni del teatro d’ombre, specchi, caleidoscopi, camere oscure e altro ancora. E non mancano le chicche. Oltre a quelle summenzionate i bellissimi dagherrotipi erotici, «valore di mercato - spiegano – circa 6 mila euro»-, o ancora le foto di famiglia di Rossellini, donate al museo dallo storico del cinema Adriano Pra, i provini di “Riso Amaro”.

Non ultima una preziosa e costosissima scatola ottica del XVIII secolo, “Mondo Nuovo”, acquistata a Venezia da Maria Adriana Prolo, la cinefila e collezionista cui si deve la nascita del Museo del Cinema di Torino, scatola per la quale la Prolo dovette chiedere un prestito alla banca. Per finire con le straordinarie immagini del fotografo futurista Maggiorino Gramaglia e quelle del fotografo e ingegnere Italo Bergoglio e molto altro. E ora che il caveau è tornato agibile, si può pensare a rinnovare anche le collezioni del museo della Mole. «Potremmo pensare a una rotazione dei manifesti, per esempio - ipotizza il direttore del Museo del Cinema Domenico De Gaetano - o a portare alla Mole qualche nuovo memorabilia».

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