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La veglia

E a Barriera di Milano si prega per il 19enne ammazzato (e per avere sicurezza)

Il parroco predica il silenzio. Ma il suo predecessore lancia l’allarme

L’hanno intitolata “Barriera si ferma”, per rispondere con il silenzio e la preghiera alla violenza che ha travolto ancora di più il quartiere negli ultimi giorni. E hanno chiamato a raccolta i residenti di Barriera di Milano per la veglia che si è svolta nella serata di ieri in piazza Foroni, accendendo una croce al neon ed esponendo lo striscione “Siamo qui, non ti dimentichiamo Mamoud”: così la parrocchia Maria Regina della Pace e il Sermig hanno voluto reagire dopo l’omicidio di venerdì sera in via Monte Rosa, alla presenza anche del fondatore Ernesto Olivero.

«Vogliamo pregare per trovare strade di luce e riconciliazione, riconoscendo che da soli non ne siamo capaci - spiega don Andrea Bisacchi, il parroco della chiesa che si affaccia proprio sul presidio dell’esercito in corso Palermo - Troppe volte abbiamo risposto al male con il male, all’ingiustizia con la vendetta, alla violenza con l’odio... E ogni volta abbiamo capito che questa strada non funziona. Mentre cerchiamo di riportare in questa zona giustizia e sicurezza, sappiamo che bisogna anche cercare riconciliazione!».

Sono le uniche parole ufficiali rilasciate da don Bisacchi, che finora ha preferito non rilasciare interviste ma di organizzare azioni concrete, come la veglia e il rosario sul luogo in cui venerdì è morto il 19enne Mamoud Diane (circa 24 ore dopo l’omicidio, sabato sera). Azioni che confermano la scelta del sacerdote di limitarsi alla preghiera e al silenzio. 

Questo metodo si contrappone a quello utilizzato in passato dal suo predecessore: don Stefano Votta, per cinque anni parroco di Maria Regina della Pace, preferiva alzare la voce e segnalare “urbi et orbi” i problemi di Barriera di Milano (nella speranza che qualcuno lo ascoltasse e li risolvesse).

Ora l’ex parroco, nel frattempo trasferito a San Mauro, sceglie di non commentare il diverso atteggiamento del successore. Però interviene sull’emergenza sicurezza del suo vecchio quartiere, da lui denunciata tante volte e riesplosa con prepotenza fra coltellate e aggressioni quotidiane: «A mio avviso la situazione è ulteriormente peggiorata, visto che “ai miei tempi” c’erano molte risse ma non gli omicidi. Questo mi pare la dimostrazione di una tensione che aumenta sempre di più. Credo che sia bene non dimenticarsi del passato e di quello che si è detto, facendo attenzione che i problemi non vengano amplificati dalla disattenzione delle istituzioni. Purtroppo, in questi anni, abbiamo assistito a tanti rimbalzi di responsabilità. E intanto ci va di mezzo la povera gente».

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