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Medici torinesi aderiscono al “Digiuno contro il genocidio a Gaza”: le Molinette in prima linea

Sanitari di Torino e provincia condividono sui social il loro sdegno per la situazione in Palestina, con l'hashtag #DigiunoGaza

Una campagna di protesta e solidarietà, nata in Toscana, si è diffusa in tutta Italia coinvolgendo recentemente anche operatori e operatrici sanitarie degli ospedali piemontesi. A partire dall’adesione ufficiale dell’Ordine dei Medici di Torino, sono sempre di più i professionisti che sostengono l’iniziativa: al momento figurano le Molinette di Torino, l’ospedale di Rivoli, il polo sanitario di Giaveno e il presidio ospedaliero di Cuorgnè, i cui medici hanno condiviso sui social la loro partecipazione sotto l'hashtag #DigiunoGaza.

In mano tengono un cartello bianco con la scritta “Digiuno contro il genocidio a Gaza”, e ai post viene allegata sempre la stessa frase: "A Gaza si muore sotto le bombe, si muore di fame, si muore senza cure. A Gaza si muore anche per il silenzio. Noi, professionisti sanitari del Servizio Sanitario del Piemonte, urliamo il nostro NO al genocidio in Palestina". Dopo 21 mesi di conflitto, il bilancio delle vittime supera le 60.000 persone, tra cui moltissimi bambini, e secondo i dati dell’OMS oltre 1.400 operatori sanitari. Nella Striscia, la popolazione è oggi allo stremo e soffre la fame.

La campagna avanza tre richieste principali: la sospensione immediata degli accordi militari e della fornitura di armi a Israele, accompagnata dalla richiesta urgente di cessate il fuoco e apertura di corridoi umanitari per gli aiuti; l’adozione da parte di istituzioni sanitarie, ordini professionali, società scientifiche, università e centri di ricerca di dichiarazioni formali di riconoscimento del genocidio in corso, in linea con la petizione internazionale “Stop the Silence”; e infine l’adesione alla campagna di boicottaggio No Teva, promossa dal movimento BDS, per interrompere contratti e rifiutare accordi futuri con la casa farmaceutica israeliana ritenuta complice delle politiche di occupazione e apartheid.

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