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Condannato a 6 anni, la notifica non arriva: stupratore libero

Woman in fear of domestic abuse

(foto depositphotos)

Con tre amici, ubriachi, aveva chiuso una ragazza dentro allo scompartimento di un treno diretto a Voghera, per poi toccarla nelle parti intime. Un reato - violenza sessuale di gruppo - che l’indagato, un artista di strada di 40 anni, avrebbe commesso 15 anni fa e che forse aveva dimenticato. Ma lo scorso luglio il 40enne, durante un controllo casuale della polizia per strada a Torino, è stato arrestato perché gli agenti gli hanno comunicato che risultava condannato a sei anni di galera per quell’episodio risalente al 2007. Un arresto avvenuto davvero a sorpresa, perché il 40enne non aveva mai saputo né di essere stato indagato, né tanto meno di essere stato processato. La verità, di un caso che sembra quasi un cold case, è emersa soltanto in occasione di quel controllo. Il 40enne stava camminando con i suoi cani, che gli tengono sempre compagnia ogniqualvolta si esibisce come mangia fuoco, godendosi la libertà. Dal 2009 al 2015 infatti l’artista di strada era stato in prigione, a Sassari, per scontare una condanna relativa ad un altro reato, una rapina. Mentre lui era in prigione, nessuno gli ha mai comunicato che era imputato a un nuovo procedimento per lo stupro sul treno. In tribunale a Pavia - dove si è svolto il processo di primo grado - e a Milano - dove si è svolto l’appello - tutti pensavano che lui fosse contumace (non presente volontariamente). Nemmeno la notifica dell’estratto contumaciale della sentenza di condanna è mai arrivata all’indagato, che in quel periodo era, appunto, in carcere in Sardegna.

Quando, sei mesi fa, il 40enne è stato arrestato, il suo avvocato di fiducia Alberto Pantosti Bruni - nominato dopo due mesi dall’arresto dall’artista - ha giocato una mossa difensiva che ha fatto sì che il giudice di Pavia ordinasse «l’immediata liberazione» del condannato. L’avvocato Pantosti Bruni (con il dottor Simone Malfatto) ha presentato un incidente di esecuzione, chiedendo al tribunale di Pavia che la sentenza di condanna di primo grado fosse dichiarata «non esecutiva». Mossa possibile perché l’indagato, non essendo a conoscenza del processo, non aveva potuto prendervi parte e quindi difendersi. Il giudice ha accolto la richiesta dei legali, sospendendo l’esecuzione della pena e, come aveva chiesto la difesa, «disponendo la rinnovazione dell’estratto contumaciale della sentenza non eseguita». Così, dopo tre mesi di prigione, il condannato per stupro è stato immediatamente liberato. Non solo: il processo d’appello dovrà essere rifatto, sempre per via delle notifiche mai arrivate. Ed essendo il reato del 2007, è molto probabile che il procedimento si chiuda in via definitiva con la prescrizione. Un colpo di spugna sul passato e sulla condanna. A rendere ancora più surreale la situazione, ha contribuito anche un guasto di natura tecnica, dovuto forse al maltempo. Non solo la sentenza non era mai stata notificata al condannato, ma tutti gli atti del l’inchiesta sono andati persi «a causa di una fuoriuscita di liquami nell’archivio del tribunale di Pavia». Un altro pasticcio che ha reso il caso ancora più complicato. «La decisione del tribunale di Pavia - dichiara l’avvocato Pantosti Bruni - dimostra una volta di più che il nostro sistema processuale prevede delle garanzie che consentono a tutti coloro che sono sottoposti a un procedimento penale di potere esercitare compiutamente il diritto di difesa. E questa è una buona notizia per tutti».
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