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Fermati i maniaci delle squillo: «Avevano già colpito prima»

squillo prostitute torino
Dopo avere mietuto il terrore in città, ed essersi dati alla fuga per una settimana, sono stati arrestati i maniaci che hanno accoltellato - tra il 22 e il 23 gennaio - due prostitute a Torino, nel giro di un’ora soltanto. Dopo sette giorni di indagini serrate, la squadra mobile diretta da Luigi Mitola - coordinata dai pm Giulia Rizzo e Paolo Scafi - ha individuato e fatto ammanettare i due aggressori. Non erano a Torino, ma ormai lontani dalla nostra Regione. Si tratta di due nordafricani che dopo avere ferito in maniera brutale le due donne (alla pancia, alla spalla e al braccio) sono scappati verso la Lombardia. Verso i due nordafricani, di cui uno piuttosto giovane, i sospetti sono emersi subito, poche ore dopo i fatti, grazie alla drammatica testimonianza di una delle vittime. Una delle due giovani prostitute, era anche riuscita, nei giorni successivi, a riconoscere il presunto aggressore da una foto segnaletica che le aveva sottoposto la squadra mobile. La polizia aveva individuato da subito uno dei due sospettati, il primo, grazie a due elementi: il telefono dell’uomo, che era stato intercettato da subito. E la scoperta di un precedente inquietante. I poliziotti avevano rintracciato, cercando in tutta Italia reati simili, una prostituta di origini cinesi, che lavorava vicino a Domodossola, che era stata aggredita «da una coppia di stranieri, forse marocchini» tre settimane prima rispetto al doppio reato commesso a Torino. Secondo il racconto della vittima del Verbano Cusio Ossola, i due sarebbero stati armati di coltello. Sarebbero fuggiti dopo averla ferita. La descrizione fornita dalla prima vittima corrispondeva all’identikit del principale aggressore e del suo complice. Ed ecco che il profilo dei due ricercati era emerso con più nitidezza: si trattava di due «maniaci seriali». Due uomini pericolosi, che avrebbero potuto cercare presto altre vittime. Le indagini sono procedute con più intensità. E la mappa degli spostamenti nel Nord Italia dei maniaci ha iniziato a configurarsi. E’ stata diramata quindi una nota - a tutte le forze dell’ordine - con i profili e gli identikit dei sospettati. Alla fine, gli agenti della mobile, seguendo le tracce, telefoniche ma non solo, dei due nordafricani, li hanno trovati. E nella notte tra sabato e domenica li hanno arrestati. Ma l’indagine, ora potrebbe non essere finita. I profili dei fermati fanno ipotizzare due maniaci disinvolti nel cambiare città. Abituati a viaggiare. Che non avrebbero remore a cercare prede. Dal Verbano, passando per il Novarese, a Torino. La domanda a cui rispondere ora è quindi: ci sono altre vittime? Oltre alla donna cinese e alle due rumene, la coppia di maniaci ha colpito ancora? E se sì, dove? Non è ancora chiaro - al di là del paese d’origine - da dove vengano i due nordafricani. In quali città in Italia abbiano vissuto e per quanto tempo. Sul perché fossero a Torino, ci sono ancora dei punti da chiarire. Forse, erano pronti a colpire, nella nostra città, prima della notte del 22 gennaio. Alcune “squillo” della zona di corso Massimo D’Azeglio, al nostro giornale, avevano rivelato che poche ore che le due donne rumene venissero ferite (tra le 11 e el 15 di domenica 22 gennaio) un uomo verosimilmente magrebino le avrebbe abbordate con fare molto aggressivo, spaventandole. Un complice di questo, avrebbe aspettato l’amico a distanza, fissandole, seduto su un gradino. Forse non era solo un’altra coincidenza.

La nota stampa della Questura:

Nel corso della serata di sabato 28 gennaio 2023, a Verona, personale della Polizia di Stato di Torino dava esecuzione al decreto di fermo emesso dalla locale Procura della Repubblica nei confronti di due giovani stranieri, originari rispettivamente della Libia e della Tunisia, gravemente indiziati, il primo, del tentato omicidio verificatosi a Torino nel corso della serata del 22 gennaio precedente in danno di una donna, ed, entrambi, del tentato omicidio e della tentata rapina accaduti nel corso della notte successiva in danno di un’altra donna.

Il provvedimento restrittivo era stato emesso dall’A.G. procedente sulla scorta delle articolate indagini svolte dalla locale Squadra Mobile, che avevano portato ad evidenziare, sin dalle fasi iniziali, il collegamento tra i due episodi.

Nel primo delitto, il giovane libico, secondo quanto emerso dalle attività investigative, avrebbe puntato un coltello alla gola della vittima, attingendola poi alla spalla ed alla mano destra, a causa della pronta reazione di quest’ultima, che avrebbe indotto alla fuga il suo aggressore. Nella seconda circostanza, invece, la coppia di stranieri, dopo aver avuto accesso all’appartamento della malcapitata e tentato di sottrarre il denaro nella disponibilità di quest’ultima, avrebbe reagito al tentativo di fuga della donna, raggiunta da uno dei due uomini, che, dopo aver estratto un coltello, avrebbe sferrato un fendente all’addome della vittima; per tale ragione la malcapitata sarebbe stata poi ricoverata in prognosi riservata.

Lo sviluppo delle conseguenti attività investigative, parallelamente all’escussione delle varie persone informate sui fatti, permetteva, non senza difficoltà, di indirizzare le attenzioni degli investigatori sui due stranieri, entrambi irregolari sul territorio nazionale e privi di stabile dimora.

Le febbrili ricerche, svolte senza sosta, consentivano di verificare che i due giovani, immediatamente dopo i fatti, si erano allontanati da questo capoluogo per trovare riparo dapprima in Lombardia e, infine, nella città di Verona, dove venivano localizzati dagli investigatori, nelle vicinanze della Stazione Ferroviaria.

All’atto del fermo, il giovane tunisino veniva trovato in possesso di un grosso coltello da cucina e di una somma di denaro, possibile provento di altri delitti predatori, in corso di approfondimento.

Il procedimento penale versa nella fase delle indagini preliminari e pertanto vige la presunzione di non colpevolezza a favore degli indagati, sino alla sentenza definitiva.
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