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07 Febbraio 2023 - 07:26
Finestre serrate, quasi sprangate. «Altrimenti qui dentro entra la polvere». La signora Renata vive in via Montevecchio e da novembre deve fare i conti con il cantiere di abbattimento dell’ex Centro congressi della Regione Piemonte. Oggi sventrato e ridotto a un cumulo di macerie per lasciare il posto, un domani, ad alloggi di lusso del “Palazzo contemporaneo”. Una riqualificazione che le famiglie stanno pagando a caro prezzo. «Abbiamo chiesto mitigazioni, ma nessuno ci ascolta. Servirebbe un adeguato rivestimento contro le polvere ma anche su questo fronte non siamo riusciti ad ottenere risposte».
Le vibrazioni
I mezzi degli operai lavorano mattina e pomeriggio per rispettare le tempistiche. «E dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18 qui non si può lavorare né riposare. C’è un frastuono incredibile» racconta la signora. Renata, però, non è l’unica “vittima” di questa storia. Tutti i palazzi all’angolo tra via Montevecchio e via La Marmora - e che si affacciano sul cantiere - stanno convivendo da quasi tre mesi con vibrazioni continue e crepe sui muri. Appena le ruspe si fermano, però, il silenzio diventa quasi assordante. «Ma non dura molto» continua Renata che mostra la polvere che ha completamente “imbiancato” la ringhiera del suo balcone. «E pensare che la scorsa notte ha anche piovuto...». Chi lavorava in smart working ha dovuto optare per due soluzioni: dotarsi di tappi per le orecchie o cercarsi altre quattro mura. E nel calderone sono finite anche le auto, ostaggio della polvere. «Sono costretto a lavare la macchina almeno una volta a settimana - continua Silvano, un altro residente -, e ho dovuto affittare un box chiuso per la moto e le biciclette che prima lasciavo regolarmente in cortile».
Il futuro
Dopo 50 anni, l’edificio di otto piani progettato da una delle menti più illuminate dell’architettura novecentesca torinese, Amedeo Albertini, sparirà per sempre. Lasciando il posto ad appartamenti di lusso per un totale di 12mila metri quadrati. Ci vorranno ancora diversi mesi «e nel frattempo - concludono le famiglie dell’isolato incriminato -, speriamo di non dover traslocare per poter trovare un briciolo di pace».
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