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Allarme per le vendette porno: «La tua foto fa il giro di Torino»

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Quando l’amore finisce, restano i ricordi. Come quelle foto in abiti succinti, scattate quando il rapporto funzionava. Ma poi possono diventare delle “armi” per gli uomini che si vogliono vendicare delle donne che li hanno lasciati: a Torino scatta l’allarme per il cosiddetto “revenge porn”, le vendette a luci rosse che coinvolgono ragazze sempre più giovani.

A esprimere preoccupazioni è il Telefono Rosa, l’associazione che da anni tutela le vittime di violenza: «Tra 2020 e 2022 abbiamo ricevuto 481 chiamate in questo ambito - calcola l’avvocata Raffaela Carena, che si occupa della tutela legale delle utenti per conto del Telefono Rosa - La nostra preoccupazione è dovuta soprattutto al fatto che riceviamo segnalazioni da ragazze sempre più giovani. Ci raccontano di aver scattato foto di parti intime o in pose erotiche e di averle mandate al fidanzato. Idem con i video. Niente di male fino a quando la relazione finisce e gli uomini minacciano di pubblicare tutto in Rete. O lo fanno davvero: per le donne è una violenza, ancora una volta commessa da uomini che non vogliono perdere il possesso della donna. Il concetto è lo stesso di stalking e femminicidi».

Il problema è che il fenomeno resta spesso sotto traccia, con pochi casi gestiti dalle forze dell’ordine. A partire dalla Polizia postale, quella deputata a occuparsi dei reati commessi via internet (come i casi di revenge porn, che tecnicamente configura il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti): «L’attenzione su questo ambito è aumentata molto, visto che è stato inserito nel Codice rosso ed è stata prevista una pena importante, da 1 a 6 anni di carcere - fa notare Assunta Esposito, vice questore della Polizia postale - Nel 2022 abbiamo trattato 11 casi: il numero non è esaustivo ma, in generale, ci allarma meno di altri reati di nostra competenza». Vista la differenza fra i dati del Telefono rosa e quelli della Polizia postale, forse il problema è che poche donne denunciano: «Tante si vergognano e preferiscono nascondersi a sé stesse e agli altri - conclude Esposito - Invece è importante parlarne».

Sono poi ancora meno i casi che finiscono nelle aule di tribunale: il caso della maestra licenziata ci è arrivato ma, alla sbarra, non sono mai finiti gli uomini che hanno fatto circolare le fotografie. E un altro uomo ha evitato il processo solo perché la sua ex fidanzata ha accettato un accordo economico stragiudiziale. Lui era accusato di minaccia e diffusione illecita di immagini sessualmente espliciti: le aveva assicurato che avrebbe dedicato la sua vita «a farla piangere». Poi, soprattutto, ha fatto girare una foto in cui la donna era completamente nuda: nello specifico, l’ha mandata all’ex marito di lei e poi le ha scritto «magari questa foto inizia a fare il giro di Torino». Per poi aggiungere: «Mettiamola online, l’importante è che tu pianga».

Lei, per fortuna, lo ha denunciato e la vicenda si è trasformata in inchiesta. Salvo poi concludersi prima di arrivare al processo a fronte del pagamento da parte dell’indagato.

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