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Cospito resta al carcere duro, gli anarchici: «La pagherete»

Cospito resta al carcere duro, gli anarchici: «La pagherete»
È stato rigettato dalla Cassazione il ricorso contro il regime carcerario duro del 41bis presentato dalla difesa di Alfredo Cospito, l’esponente anarchico in sciopero della fame da quasi quattro mesi e detenuto nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano. La decisione della Cassazione dà ragione al Guardasigilli Carlo Nordio che il 9 febbraio aveva a sua volta respinto la stessa istanza presentata dall’avvocato dell’anarchico, sostenendo che Cospito è ancora al vertice del movimento insurrezionalista e ne ispira le azioni in Italia e all’estero. Il ministro ha così commentato la sentenza: «Prendo atto della decisione della Cassazione. Come più volte illustrato in Parlamento, essa attiene al procedimento giurisdizionale di competenza esclusiva della magistratura nella sua piena autonomia e indipendenza». Il provvedimento, all’epoca, fu firmato dall’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia. I giudici di sorveglianza avevano stabilito che non c’erano state anomalie né forzature dietro la scelta di mettere l’anarchico al “41bis”, e confermato il pericolo che i suoi proclami violenti inviati dalla prigione (dov’è rinchiuso da 10 anni) fossero raccolti dai militanti in libertà, invitati a compiere nuovi attentati. Un verdetto che - secondo la procura generale della Cassazione che rappresenta e aveva condiviso alcune critiche del difensore del detenuto - andava invece annullato perché scarsamente o malamente motivato. In particolare, nella decisione di lasciare l’anarchico al “carcere duro” non era stato dimostrato adeguatamente il collegamento tra gli scritti inviati dal detenuto fuori dalla prigione e il pericolo che i militanti in libertà si muovessero secondo le sue indicazioni; mancava la prova della “fattualità” e “attualità” dei collegamenti tra il recluso e i compagni fuori dal carcere che potessero agire sulla base delle indicazioni ricevute dal loro presunto “capo”. La Cassazione ha invece deciso che non ci sono vizi in quel verdetto, e che dunque Cospito deve restare “41 bis”. Appena appresa la notizia, i manifestanti del sit-in in solidarietà con Cospito sotto il Palazzo di Giustizia, hanno urlato «Assassini». Hanno poi aggiunto i partecipanti alla manifestazione: «Saranno responsabili di tutto quello che succederà». Fin dalla mattinata di ieri gruppi di anarchici si sono ritrovati in diverse città italiane, oltre che a Roma anche a Torino, Milano, Bologna e Napoli. «Dopo la lettura della requisitoria del procuratore generale Gaeta pensavamo che il diritto potesse tornare ad illuminare questa buia vicenda. La decisione di questa sera dimostra che ci sbagliavamo», ha affermato l’avvocato difensore Flavio Rossi Albertini commentando la decisione della Cassazione. «Leggendo i pareri favorevoli della Dnaa, Dda e Dap inviati al ministro avevamo capito che la decisione ministeriale fosse stata politica e non giuridica», ha concluso il legale. Adesso bisognerà attendere le motivazioni della decisione da parte dei giudici della Suprema corte. In sciopero della fame dal 20 ottobre dell’anno scorso e ricoverato in ospedale nelle stanze riservate al 41bis, l’anarchico, ai suoi avvocati, aveva già detto chiaramente che, in caso di risposta negativa, avrebbe ripreso appieno lo sciopero della fame e ieri ha confidato a chi era con lui in ospedale: «Spero che qualcuno dopo di me continuerà la lotta». Intanto è allerta per ciò che potrebbe accadere nei prossimi giorni, in modo particolare a Torino, città dove Cospito risiedeva prima di essere incarcerato. Rafforzati i controlli in quelli che vengono classificati obiettivi sensibili e che potrebbero finire nel mirino di azioni anarchiche.
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