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Legati, rapinati e pestati in salotto: «Ci hanno riempiti di calci e pugni»

Legati, rapinati e pestati in salotto: «Ci hanno riempiti di calci e pugni»

Fonte: Depositphotos

La tranquillità della vita di Druento è stata sconvolta da una banda di ladri che lo scorso lunedì ha fatto irruzione in una villetta in centro al paese, picchiando a sangue la famiglia che viveva all’interno per un bottino di qualche migliaia di euro. Un fatto molto grave che ci è stato raccontato nel dettaglio dal figlio del proprietario di casa che, dopo aver ricevuto una serie di calci e pugni, ha assistito al pestaggio del genitore, con le mani legate e il nastro adesivo sulla bocca. «Erano le 20.30 dello scorso lunedì quando è suonato il citofono - spiega Paolo, nome di fantasia -, mio padre ha guardato il monitor ma non ha visto nessuno, e così ha aperto la porta di casa per controllare chi fosse. In quel momento i tre rapinatori, che avevano già scavalcato la recinzione e lo aspettavano dietro la porta, gli sono saltati addosso». Il racconto di Paolo, a questo punto, si fa più concitato nel rivivere quegli attimi di terrore che lo hanno sconvolto. «Uno dei tre, probabilmente il capo banda, ha tirato un pugno in piena faccia a mio padre, mentre gli altri due si sono avventati su di me, bloccandomi a terra, mi hanno legato le mani dietro la schiena e tappato la bocca con del nastro adesivo per evitare che gridassi. E’ stato terribile, vedevo mio padre a terra che riceveva calci ovunque mentre mi diceva di non muovermi per il mio bene. Poi però il capobanda si è avvicinato a me e mi ha tirato un calcio fortissimo nel costato». In quel momento nella villetta in centro a Druento il tempo si è come fermato e Paolo non sa dire quanto sia durato il pestaggio. «Erano di fretta, hanno lasciato la porta aperta per comunicare con il quarto bandito, il palo, che li aspettava fuori in auto, saranno rimasti nel nostro salotto per una decina di minuti ma a me sono sembrate ore - spiega, rivivendo il calvario -, mio padre, con la bocca piena di sangue, è stato strattonato ed è stato costretto a consegnare circa 4mila euro che teneva in casa in un armadio. Poi ci hanno chiesto dove si trovasse la cassaforte e gli abbiamo detto che non la usiamo, ed è vero. E così ci hanno menato ancora. E’ stata l’esperienza più brutta della mia vita». Paolo ricorda poi «un urlo provenire da fuori, probabilmente il quarto bandito è stato disturbato da qualcuno e così finalmente se ne sono andati». Un modus operandi non certo comune. «Erano dei professionisti, indossavano dei passamontagna neri, una tuta resistente grigio scuro, dei guanti di tela e delle scarpe da cantiere con la punta rinforzata, parlavano in italiano ma avevano un accento dell’est» spiega Paolo, sicuro che la banda li sorvegliasse da tempo. «Ci tenevano d’occhio, a dicembre ero rientrato in cortile in auto con la mia fidanzata e sono stato avvertito dal mio vicino di casa che ci ha urlato di non scendere dalla macchina. In cortile c’erano delle persone con la tuta di colore grigio scuro che ci guardavano male. Per fortuna quella volta se ne sono andati ma era chiaro che non avessero paura di niente». Paolo e suo padre, dopo l’incubo vissuto, hanno subito allertato i carabinieri. Gli agenti del comando di Venaria sono sopraggiunti sul posto per effettuare le rilevazioni del caso, prelevando corde e nastro adesivo. In questi giorni le forze dell’ordine stanno scandagliando i filmati delle telecamere presenti in paese per cercare di acciuffare la banda.
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