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«C’è una bomba nella scuola»: l’allarme suona ogni 2 giorni

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La telefonata è arrivata prima che suonasse la campanella delle 8: «C’è una bomba nella scuola» si sono sentiti dire ieri mattina all’istituto tecnico Grassi di via Paolo Veronese 305. Ed è subito scattato il protocollo di sicurezza previsto per questo tipo di allarmi. Che ora stanno diventando particolarmente frequenti in città, visto che si tratta del quinto caso nel giro di neanche dieci giorni.

L’ultimo è scattato intorno alle 7, quando erano arrivati soltanto i primi operatori scolastici. Subito è partita la chiamata al 112 mentre studenti, insegnanti e genitori hanno ricevuto un avviso sul registro elettronico: “Per motivi organizzativi oggi 1° marzo 2023 le lezioni inizieranno alle ore 10.20”. La ragione del rinvio, quindi, non è stata chiarita fino a emergenza conclusa. Nel frattempo sono arrivati vigili del fuoco, volanti delle polizia e nucleo cinofili, con i labrador anti bomba Basha e Faber costretti al super lavoro: sono gli stessi cani già chiamati per gli allarmi bomba dei giorni scorsi, a partire dai due della filiale Intesa San Paolo di via Cimarosa (scattati lunedì 20 e venerdì 24 febbraio). In mezzo c’è stato quello di martedì 22 all’ufficio postale di via Adamello, seguito il giorno dopo da un altro all’Oval del Lingotto.

Come nelle occasioni precedenti, ieri i cani hanno girato l’istituto in lungo e in largo alla ricerca di un eventuale ordigno. Fortunatamente non hanno segnalato nulla, tranne che nella zona dei bidoni della carta piazzati a due passi dall’ingresso della scuola superiore. Ma non è stato trovato nulla di anomalo neanche lì e, a quel punto, gli studenti sono potuti rientrare in classe. Anzi, entrare, visto che molti di loro si erano presentati comunque alle 8 ed erano rimasti davanti all’ingresso in attesa di capire cosa stesse succedendo. Ma pochi di loro erano spaventati: «Vorremmo soltanto sapere perché c’è tutta questa polizia - si chiedeva Manuel - O cercano la droga o temono che ci sia una bomba». Era la seconda opzione ma neanche fra gli insegnanti c’è stata molta preoccupazione: «Quando andavamo a scuola noi, negli anni Ottanta, questi episodi capitavano di continuo». In realtà sta capitando di nuovo nell’ultimo periodo: «Infatti cominciamo a essere preoccupati - va controcorrente una mamma - Meno male che i ragazzi non erano ancora entrati.

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