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La sarta degli avvocati: «Mia sorella bloccata a Benin city da oltre un anno»

casa delle toghe
«Sono arrivata in Italia 25 anni fa. Ho lottato per integrarmi. Ho lavorato sodo e ci sono riuscita. Da un anno mi batto perché mia sorella, che ha tutti i requisiti, mi raggiunga a Torino. Ma è impossibile, perché le ambasciate spesso sono corrotte e a Benin city non considerano le domande che arrivano da persone perbene. A meno che non si paghi una mazzetta. Non stupitevi se soltanto i criminali riescono ad arrivare in Italia: le brave persone restano bloccate». Lo sfogo di Beatrice Irorere, la titolare della “Casa delle toghe” di via Massena, negozio molto conosciuto dai legali torinesi, è frutto di un’estenuante battaglia che la sarta - assistita dall’avvocata Giusi Paragano -sta portando avanti da oltre un anno. Irorere, che ha 47 anni, una famiglia con due figli ed è cittadina italiana, l’anno scorso ha attivato la procedura per fare ottenere alla sorella, che è rimasta a Benin city, un semplice visto turistico. «Ho tutti i requisiti - spiega - e non solo ho un reddito, ma do anche ad altri la possibilità di lavorare nel mio negozio. Mia sorella è rimasta quasi sola in Nigeria e vorrei darle la possibilità di integrarsi, come feci io tanti anni fa». Tutti i documenti che Irorere ha raccolto per l’ambasciata però, non sono serviti. Neppure le carte della banca che dimostrano che percepisce un reddito, o le certificazioni che attestano che ha una casa e un negozio di proprietà, o gli atti dove c’è scritto che anche suo marito lavora. Misteriosamente, mesi fa, l'ambasciata italiana a Lagos ha respinto la richiesta di visto. Irorere si è rivolta quindi all’avvocata Paragano, producendo altri documenti, senza avere risposte. La sensazione, per lei che conosce bene certe dinamiche nigeriane, è che «sia impossibile entrare in Italia in maniera regolare». «Il problema - ribadisce - è che riescono ad arrivare in Italia solo i delinquenti. Il motivo è semplice: pagano. A Benin City un visto, se si corrompono gli uffici, costa anche duemila euro. Chi vuole fare le cose in maniera giusta, senza pagare mazzette, rimane bloccato. Ecco perché molti italiani hanno la percezione che i miei connazionali che riescono ad espatriare siano criminali. Le brave persone sono ostaggio di queste dinamiche». Poco tempo fa Irorere ha tentato l’ultima mossa: ha preso un aereo e si è recata personalmente a Benin city, con altri documenti, per riuscire a sbloccare la pratica della sorella. Nemmeno questo è servito. «Inizio a perdere le speranze», commenta con rammarico la titolare della Casa delle toghe, dopo mesi di tentativi falliti senza un perché. «A 47 anni - ammette - devo dire che entrare regolarmente in Italia è impossibile. Avendo lottato per integrarmi, volevo dimostrare a mia sorella che chi si comporta con onestà, alla fine ce la fa. Non è così. Ed è veramente dura accettarlo».
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