La grande mattanza di Verdun che causò un milione di vittime
19 Febbraio 2023 - 08:00
Verdun, ovvero dove il seme della follia della guerra venne piantato in un terreno sconvolto da 33 milioni di colpi di grosso calibro e dove i soldati francesi e tedeschi caddero gli uni sugli altri, con una concentrazione di tre morti per metro quadro. Fu una strategia criminale quella che il capo di stato maggiore dell’esercito imperiale, il generale Erich von Falkenhayn, propose al kaiser GuglielmoII poco prima del Natale del 1915. Creare un enorme mattatoio dove le forze francesi si sarebbero “dissanguate goccia a goccia” con al centro il complesso di Verdun. Un luogo irrinunciabile, che la Repubblica avrebbe difeso fino all’ultimo uomo nel nome delle umiliazioni patite durante la guerra Franco-Prussiana del 1870. Verdun e i suoi forti, a iniziare da quello di Doaumont, rappresentavano infatti la spina dorsale della Séré de Revières, la linea fortificata costruita a fine Ottocento per difendere la Francia. La “Mistica Verdun” era così al centro di un sistema composto da almeno 20 fortezze e da altri 40 capisaldi per la difesa dei quali gli uomini del generale Joseph Joffre avrebbero versato anche l’ultima goccia di sangue. L’idea di massima era quella di impegnare il maggior numero di divisioni francesi in un’operazione che avrebbe invece preservato le fanterie tedesche. La differenza l’avrebbero fatta le artiglierie, che avrebbero battuto l’area di Verdun in modo che “il nemico non si senta al riparo in nessun luogo”. Nei boschi attorno alla Spincourt l’alto comando tedesco concentrò 306 pezzi da campagna, 542 cannoni pesanti, 152 bombarde e un totale di 1.220 bocche da fuoco su un fronte lungo appena 12 chilometri, una ogni 12 metri. Tra queste anche 13 Grandi Berte e Mortai Gamma con un calibro da 420 millimetri, due cannoni navali Langer Max da 380 millimetri e una dozzina di mortai da 305 millimetri prestati dall’alleato austriaco. Una valanga di fuoco che iniziò ad abbattersi sulle linee francesi a partire dalle 8.12 del 21 febbraio 1916, mentre le truppe d’assalto balzavano fuori da un reticolo di tunnel corazzati che le tenne nascoste fino all’ulti - mo dalla vista dei francesi. Il “dissanguamento” di von Falkenhayn non ebbe però gli effetti sperati e anzi si scontrò proprio contro lo spirito francese di tenere Verdun a ogni costo, specialmente dopo che il forte Doaumont cadde in maniera del tutto fortuito nelle mani del nemico. Per organizzare la residenza, il generale Joffre spostò in prima linea il generale Philippe Petain con la sua Seconda Armata, con il preciso ordine di organizzare una rete logistica che garantisse a Verdun le forze necessarie per resistere. Sarà la “Vaie Sacrée”, la via sacra percorsa da tre quarti dell’intero esercito francese perché ogni reparto desse il proprio contributo di sangue a quella che venne definita “una tenzone individuale e leggendaria in cui erano le virilità di due popoli a essere in gioco”. Perso l’effetto sorpresa e l’iniziativa strategica, minacciato dall’offensiva lanciata dagli inglesi sulla Somme, il kaiser sollevò Falkenhayn dal comando per sostituirlo con Paul Von Hindemburg e Erich Ludendorff. Il 19 dicembre venne ordinata la fine di tutte le operazioni: le vittime furono circa un milione, i morti 300mila.
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