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10 giugno 1934
03 Giugno 2023 - 21:26
2-1. Un due ad uno che fece, letteralmente, la storia. Angelo Schiavo, ai supplementari, segnò il secondo goal che mandò a casa la Cecoslovacchia e consegnò all’Italia il suo primo titolo mondiale. Era il 10 giugno 1934 e l’Italia vinceva per la prima volta il campionato mondiale di calcio. Un risultato che il fascismo seppe sapientemente utilizzare a proprio vantaggio. Anzi, che aveva già sfruttato da tempo, perché il campionato si era svolto proprio in Italia, alla quale fu assegnato il grande evento sportivo nell’ottobre 1932 (vincendo la concorrenza della Svezia).
Le partite si disputarono a Torino, Milano, Bologna, Genova, Trieste, Roma e Napoli, con sedici nazioni partecipanti. «I calciatori italiani alla presenza del Duce conquistano il campionato del mondo», titolava La Stampa. «L’Italia ha vinto il Campionato del mondo. Lo ha vinto passando per una strada in tutto conforme a quella dovuta forzatamente seguire nei quarti di finale e nelle semifinali: quella dell’incontro tipo combattimento. Tanto ardente, tanto accanito questo combattimento da sfiancare e da stroncare metà degli uomini in campo e da rendere necessari i tempi supplementari per determinare un risultato. Doppia fatica Di gare facili non ve ne fu nessuna per nessuno in questa edizione del Campionato del mondo; ma l’Italia fu, senza alcun dubbio, la nazione che trovò sulla sua strada le maggiori e le più ardue difficoltà». La partita fu combattuta e, fino all’ultimo, incerta. A segnare per l’Italia fu Raimundo Orsi, ma si andò comunque ai supplementari perché anche i cechi portarono a casa un goal. E, ai supplementari, il bolognese Schiavio segnò il goal decisivo, inflitto a František Plánika, portiere ceco particolarmente noto nel nostro paese, dove era soprannominato il Combi Cecoslovacco o la Rondine Boema.
«Fu una specie di apoteosi del gioco del calcio, coi giocatori nostri commossi fino alle lagrime, con la folla pazza dalla gioia, col Duce esprimente a pieno viso e a piena voce la sua soddisfazione». Mussolini si entusiasmò come un bambino, disse qualcuno. Ma un po’ tutto il paese gioì, come se la vittoria in campo avesse un più alto significato. L’Italia di allora era già “nel pallone”: da inizio secolo, quello che era chiamato foot-ball, con un inglesismo poi ripudiato, era divenuto da uno sport elitario e semi-aristocratico ad un passatempo popolarissimo, quasi un simbolo del Belpaese. I calciatori erano già delle star (ma ben lontani dai compensi e dalla notorietà di oggi); e, tra i grandi uno brillava in modo particolare, vale a dire il commissario tecnico della Nazionale, il torinese Vittorio Pozzo. Una vera leggenda, se teniamo conto che fu l’unico allenatore nella storia dei campionati di calcio a vincere due mondiali (oltretutto consecutivi). Infatti, il primo titolo mondiale degli Azzurri sarà seguito, al campionato successivo, da un secondo trofeo, battendo questa volta l’Ungheria.
Giorgio Enrico Cavallo
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