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29 Gennaio 2019 - 06:44
"Escimi le chiavi che vado a pisciare il cane" dice lui a lei. "Scendete i profughi" diceva il cartello degli accoglioni sul molo di Siracusa. Sono espressioni scorrette, ma sempre più comuni, specialmente al sud. Verbi intransitivi mutati in transitivi. Ma ci sono altre espressioni non ortodosse che si sentono spesso, e riguardano l’uso errato del participio passato: “a casa tua dobbiamo venire già mangiati?”. Ieri è dilagata sui social la bufala che l’Accademia della Crusca aveva sdoganato questo tipo di espressioni, con gran disgusto delle maestrine da tastiera. In realtà la Crusca non ha dato alcun ok. E’ vero che sdogana ogni anno neologismi come cazziare, cliccare, efficientare, googlare, docciarsi, ma quello è un fatto di lingua, non di grammatica. “Di fronte alle tendenze del parlato il linguista è sensibile perché tenta di cogliere il mutamento in atto, ma il grammatico no, e si erge a limite invalicabile”. Così scrive Claudio Marazzini, Presidente dell’Accademia della Crusca, a margine della polemica su “esci il cane”. Niente sdoganamenti. I prof potranno continuare a segnarlo col blu. “Si può sorvolare nel linguaggio parlato – prosegue Marazzini – ma bisogna assolutamente correggere nell’uso formale e non c’è da preoccuparsi: orrori come “qual è” con l’apostrofo non saranno mai sdoganati.” Facile a dirsi. Prendiamo il povero congiuntivo, ad esempio. E sempre lì, con un piede nella fossa (linguaggio parlato) e l’altro fuori (linguaggio ufficiale) e a portarlo nella tomba sono spesso giornalisti e scrittori. Come si deve regolare il povero prof? Facendo finta di niente: tranquilli, raga, se era sbagliato ve lo segnava.
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