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Prendiamo atto

Rave

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Cinquemila giovani provenienti dall’Italia e da tutta Europa si sono dati appuntamento sul lago di Mezzano, vicino a Viterbo, per un rave party illegale. Intorno, tutta campagna, un capannone con trattori e macchine agricole per rubare l’elettricità, e nessun paese vicino. A vederlo nelle foto dall’alto sembra un enorme campeggio libero: macchine, moto, camper, roulottes, tende. L’appuntamento se lo sono dato su internet all’ultimo momento, ma fermarli si poteva: non sono arrivati e non se ne stanno andando via tutti insieme. Finché ci sono viveri, alcol, pasticche e musica la festa continua.

È che i giovani non li fermi, se sono davvero tanti, e ad affrontarli come si deve (in tenuta antisommossa) si rischiava uno scontro con morti e feriti, senza poter neanche arrestare i non italiani: non è facile con chi ha ambasciate e consolati alle spalle. Meglio lasciarli fare: in fondo ballavano e si ‘facevano’ senza recar disturbo perché la musica a palla si perdeva nelle campagne deserte.

Neanche il ragazzo morto nel lago ha fermato la festa: quella gente lì la morte la guarda in faccia nel momento stesso in cui decide di drogarsi pesante o di ubriacarsi fino al coma etilico. Chi s’indigna per il “due pesi e due misure” delle forze dell’ordine, scatenate sulle spiagge, nei ristoranti e nelle discoteche a multare chi balla o mangia al chiuso senza green pass e completamente inattive coi partecipanti al rave, non capisce la differenza. Una mucca la fermi, una mandria impazzita no. Il Covid? Per quei giovani è l’ultimo dei problemi, e non sarebbe bastato l’esercito in assetto di guerra a convincerli del contrario. A volte la libertà da giovane devi conquistartela a morsi.

collino@cronacaqui.it
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