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Le cose davvero importanti

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Foto: @simply-Depositphotos

La Consulta ha cambiato la regola del cognome paterno ai figli, che resisteva da millenni. Lo vuole l’Europa e noi eravamo gli ultimi a dover ubbidire. Massì, dopotutto mamma Ue è specializzata nel pronunciarsi su problemi roventi e non rinviabili come il diametro dei cetrioli e il cognome dei figli. La parità fra i sessi sta anche in quello. Sempre che di sessi sia ancora lecito parlare, perché nell’insalata Lgbt+q tra matrimoni omosessuali, banche del seme e uteri in affitto non si sa ancora bene chi ha il diritto di trasmettere il proprio cognome. Anche la madre noleggiata o il donatore di sperma potrebbero avanzare le loro pretese… E dire che era tutto così semplice: cognome di papà e aggiunta su richiesta di quello di mamma. Ora invece i genitori dovranno accordarsi prima. Cognome di lui solo? Di lei sola? Di entrambi con lui primo o lei prima? Si bisticciava già sui nomi, figuriamoci sui cognomi. E non è finita: presto si arriverà al problema dei cognomi multipli. Si dovrà ristampare tutta la modulistica cartacea per lasciare il posto a firme lunghissime: due genitori bicognomi daranno vita a figli quadricognomi. Alla terza generazione i cognomi saranno otto, alla quarta sedici… Chissà quando sarà lecito fermarsi. Pensare che il cognome una volta non esisteva neanche. Poi fu tratto dai feudi, dal paese d’origine (Veneziani, De Milano) dalla sua tipologia geografica (Marino, Dalmonte, Costa, Bosco, Collina come il mio), dal mestiere (Ferrero, Masoero) dai difetti (Grasso, Magris, Zoppi) e persino dall’abbandono in fasce (Rota, Esposito, De Santis, Diotallevi). Speriamo che almeno Lui continui ad essere chiamato figlio di Dio e non Gesù de Maria de Gioacchini.

collino@cronacaqui.it
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