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Ombre rosse

Ombre rosse

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Secondo UIV (Unione Italiana Vini), cala il numero degli italiani che bevono vino quotidianamente. Nel decennio 2012-2022 è passato da 14,9 milioni a 12,4 milioni con un calo percentuale del 16,8% ed un crollo del 31,3% tra chi beve più di mezzo litro al giorno. Era inevitabile, con l’invecchiamento della popolazione. Già sono spariti negli anni ‘80 quelli che compravano le uve e si facevano il loro vino in cantina. Io ricordo ancora il forte profumo di mosto che saliva dai finestrotti raso marciapiede in ottobre quand’ero gagno, e ricordo anche i mucchi di cassette di uva venduti dai camion lungo i corsi di periferia. Adesso stanno sparendo anche quelli come me che il vino non se lo fanno, ma sanno dove cercarlo, assaggiarlo, discuterlo tra amici, comprarlo a damigiane dal vigneron o in consorzio (dove un vino buono costa sui 4 euro al litro), e se lo imbottigliano. Quanto al consumo al ristorante, son proprio gli osti che hanno iniziato ad affossare il vino triplicando il prezzo delle bottiglie. Poi mettici i portafogli magri, il mutato stile di vita (nell’era del fitness si mangia poco e non si beve quasi, per non appesantirsi e non ingrassare), gli agguati dell’etilometro, e capisci perché il consumo cala. E’ che il vino sta morendo come abitudine quotidiana, come alimento, ed è diventato un drink. E hai detto tutto. Fioriscono le “vinerie” dove la sera i giovani della movida assaggiano il rosso “barricato” da cinque euro al calice perché fa trendy. Però gli stessi, normalmente, pranzano a coca o birra. Riportate il vino “onesto” sui banconi dei bar a 50 cents il gotto (che è già il decuplo del suo costo all’origine), e vedrete che il consumo risale. collino@cronacaqui.it
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