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Gli arresti
01 Aprile 2023 - 07:00
Le palazzine Atc, considerate la piazza dello spaccio di San Paolo, si affacciano sul mercato di corso Racconigi
Dentro le case popolari c’era il fortino dello spaccio di droga. Con un sistema organizzato e ruoli ben definiti fra chi comprava la materia prima, i venditori e le “sentinelle”. E pure strumenti efficaci per far rispettare le gerarchie e assicurarsi che i clienti pagassero: nello specifico, due pistole Beretta e un fucile Jager bastavano per garantire il rispetto da entrambe le parti.
La polizia li ha sequestrati nell’ambito dell’operazione Capolinea, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e dal pubblico ministero Chiara Maina. Risultato: all’alba di ieri sessanta agenti hanno concluso le indagini con l’arresto di nove persone, tra italiani e marocchini, accusati di aver creato un’associazione organizzata per il traffico e la vendita di droga (oltre ad aver violato la legge sulle armi).
Per approfondire guarda il video dell'operazione Capolinea della polizia:
L’avvio dell’indagine
L’inchiesta era partita dalla Squadra di polizia giudiziaria della polizia ferroviaria, che indagava sul suicidio di un ragazzo nel giugno 2021.
Scavando fra i messaggi mandati e ricevuti, gli inquirenti hanno trovato messaggi e telefonate a persone con precedenti per spaccio di droga. Così sono arrivati al traffico di sostanze stupefacenti che partiva dall’interno del complesso popolare di corso Racconigi 25, definita una vera e propria “piazza di spaccio”.
«Nei giardini alle spalle del complesso si vedono spesso ragazzi che si scambiano dei pacchetti o li nascondono in mezzo alle foglie - conferma Emanuela - Ho chiamato più volte la polizia ma, quando sono arrivate le pattuglie, non c’era più nessuno. Spesso sentiamo botti e fuochi d’artificio». Che, secondo molti, è il modo con cui gli spacciatori festeggiano l’arrivo della droga: «È sintomo di degrado, anche se penso che in altre zone sia peggio».
Ruoli e incarichi
Secondo gli investigatori della Sezione antidroga della squadra mobile, a gestire la droga nel complesso popolare c’era un’associazione con ruoli ben definiti: i “promotori” erano quelli che ritiravano i carichi di droga provenienti dal commercio internazionale; poi c’erano i “magazzinieri”, che mettevano a disposizione garage, cantine e luoghi abbandonati per stoccare la merce; gli “addetti alla vendita, cioè gli spacciatori; e infine le “sentinelle”, che dovevano avvertire in caso di visite sgradite. Tutto avveniva nel fortino di corso Racconigi: «Sapevamo da tempo che lì dentro c’era un bel giro, i residenti venivano al mercato a sfogarsi» racconta Pavel, che ha il banco al mercato proprio di fronte alle palazzine “incriminate”. «Sì, c’è qualche movimento strano ma non pensavo che dietro ci fosse un’organizzazione criminale» interviene Mario. E Marco aggiunge: «Anche perché qui c’è spesso la polizia: non abbiamo grossi problemi di sicurezza».
Arresti e sequestri
Durante i sei mesi d’indagine, gli agenti hanno sequestrato in flagranza di sette persone, responsabili a vario titolo della violazione della normativa sugli stupefacenti e sulle armi. E alla fine in carcere sono finiti in nove, tra italiani e originari del Nord Africa, tutti residenti nel quartiere San Paolo.
A eseguire i provvedimenti, squadra mobile, polizia ferroviaria e ufficio Prevenzione. Che hanno anche sequestrato oltre 30 chili di hashish, 250 grammi di cocaina e 200 di marijuana, oltre alle due pistole Beretta e al fucile Jager (tutto calibro 22). Secondo gli inquirenti, il sequestro delle armi afferma “il notevole spessore criminale del gruppo” e il suo metodo per fare pressione.
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