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L'ALLRME
28 Aprile 2023 - 07:30
Fonte: Depositphotos
Viaggio tra le panetterie "gioiellerie" di Torino
Pane quanto mi costi. I rincari folli hanno colpito anche l’alimento più semplice che un tempo era considerato per tutte le tasche: il pane comune. Per comprarne un chilo ora però ci vogliono ben 6 euro. Una cifra folle frutto di un aumento di prezzo spropositato evidenziato anche dall’Unione Nazionale Consumatori del Piemonte che grida alla speculazione.
Basta infatti farsi un giro per le nostre panetterie per accorgersi di quanto il prezzo del pane sia schizzato alle stelle in poco tempo. Per un chilo di pane non elaborato in centro città si arrivano a spendere anche più di 10 euro. Nella “Boutique del Pane” in via Principe Amedeo, per un chilo di bocconcini e ciabatte mignon ci vogliono 7,20 euro, 6 euro per il pane arabo e per quello di semola rimacinata di grano duro, 5 per il pane speciale di tipo “00”, e si arriva a 8 euro per le pagnotte coi cinque cereali. Prezzi che salgono ancora avvicinandosi a via Roma. Nella panetteria “Perino Vesco” in via Cavour ieri c’era la coda per comprare il pane completo con semi di sesamo a 10,50 euro, il pan brioches a 12 euro e il pane per la colazione con frutta che costa addirittura 18,50 euro. «Il pane tradizionale lo vendiamo a 9.80 euro ma non abbiamo aumentato i prezzi - assicurano dalla panetteria - perché utilizziamo soltanto farine italiane».
A Porta Palazzo i prezzi sono ancora abbordabili ma anche qui ci sono stati dei rincari non da poco. «L’ultimo aumento è stato di 20 centesimi» spiegano le panettiere della Tettoia dell’Orologio, Chiara e Veronica che vengono un chilo di pane a 3,10 euro al chilo. Ma in altri banchi il prezzo è già salito a 4 euro.
Ma a cosa è dovuto tale aumento? «L'incremento del prezzo dei derivati da lavorazione di farinacei ha conosciuto forti rialzi a partire dal luglio 2021, in concomitanza con lo scattare dell'incremento delle bollette, salendo per tutto il 2022 per via della crisi energetica di quasi due euro al chilo in un solo anno e mezzo» spiega l’avvocato Patrizia Polliotto, presidente del comitato regionale dell'Unione Nazionale Consumatori (Unc), che ha condotto uno studio sull’aumento di prezzo del pane comune. «Ora restano sul tema forti perplessità di natura speculativa, stante la diminuzione del costo della materia prima energetica, e il calo del costo del grano sui principali mercati di riferimento mondiali» evidenzia la presidente di Unc Piemonte. Secondo l’avvocato, il rialzo del prezzo del pane è «un fenomeno crescente che incide pesantemente sulle abitudini alimentari delle famiglie, già gravate dal caro-vita in generale, oltre a far lavorare in perdita gli operatori del settore. Nonostante la media nazionale del listino del pane si attesti attorno a un aumento medio diffuso del 15% - aggiunge Polliotto - sono sempre più numerosi i consumatori che ricorrono a fonti di approvvigionamento alternative quali le offerte di discount e affini, penalizzando i dettaglianti di quartiere ormai sempre più in crisi da prima del Covid».
A pesare ulteriormente sugli aumenti è stata anche la guerra in Ucraina che, con il blocco dei porti all’inizio del conflitto, ha ridotto la quantità di grano in circolazione, con il conseguente aumento dei prezzi secondo la legge della domanda e dell’offerta. Un’onda lunga che continua in chiave speculativa.
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