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ALLARME SICUREZZA A BARRIERA DI MILANO
09 Giugno 2023 - 12:05
I bancali del dehor dello storico bar "Da Baffo" in via Leinì, nel quartiere Barriera di Milano, sono stati preso d'assalto da ignoti nel cuore della notte. Un attacco grave, non il primo, che ha fatto infuriare il titolare del caffè, esasperato di subire continui soprusi: «Sono tornato a casa alle tre di notte ed era tutto ok, avranno agito stamattina prestissimo. Poi stamattina mi sono svegliato è ho trovato il dehor di legno realizzato con l'aiuto dei residenti di zona, in queste condizioni e mi è crollato il modo addosso. Sono veramente stufo, mi hanno preso di mira, hanno sollevato anche i tombini che usano per spaccare le vetrine» sottolinea il titolare Francesco Insinga che ha riaperto il locale di famiglia a ottobre di tre anni fa.
Dopo un primo periodo di tranquillità poi sono cominciati i problemi. «Appena ho riaperto il locale, dopo la morte di mio padre, hanno pensato bene di spaccarmi la serranda. Questa zona - sottolinea Insinga - è nelle mani degli spacciatori e dei tossici, peggio di Scampia. Spaccano i vetri delle auto per rubare, si fanno di crack sul marciapiede e a volte i pusher vengono nel mio bar, e se non li serviamo lasciano le teste mozzate delle bambole nella buca delle lettere». Il senso di insicurezza interessa tutta quella zona di Barriera di Milano dopo corso Novara. «Tutti hanno paura - aggiunge il commerciante -, noi cerchiamo come possiamo di presidiare il territorio ma adesso siamo arrivati al limite della sopportazione. Spero di trovare qualcuno interessato al mio locale».
LA PETIZIONE: «Qualcuno si interessi a questo locale, un argine al degrado»
Insinga ha deciso di cedere il locale e per farlo ha lanciato una petizione su Change.org che ha raggiunto le 625 firme. «Questo è uno dei bar storici del quartiere Barriera di Milano, è stato aperto nel 1905 ed è sempre stato un bar popolare. Un tempo - ricorda - venivano qui gli operai che lavoravano nelle officine della Fiat di via Cigna. Mio padre ci ha passato la vita. Io l'ho riaperto in piena pandemia per non far morire una realtà secolare, ed è un locale che ha la propria anima. Spero che qualche ente o associazione - sottolinea il titolare - possa interessarsi a questo locale che rappresenta un argine al degrado».
Insinga se la prende anche con l'amministrazione: «Non è stato fatto nulla per rilanciare questa zona che ha dei bei palazzi ma è completamente abbandonata. Negli anni la situazione è peggiorata drasticamente. Mi auguro - aggiunge - che il Comune si attivi per garantire la sicurezza dei cittadini che vivono qui».
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