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L'ALLARME

Il “caos” Superbonus ferma 25mila cantieri: «Non arrivano i soldi»

Altrettanti lavoratori a rischio insieme a migliaia di imprese: «Serve subito un intervento del governo e delle banche»

Il “caos” Superbonus ferma 25mila cantieri: «Non arrivano i soldi»

Sono almeno 25mila i cantieri fermi in Piemonte

Il Superbonus non «monetizza» i crediti. Insomma, non arrivano i soldi per pagare maestranze e operai, con il risultato che in Piemonte risulterebbero circa 25mila cantieri fermi e altrettanti posti di lavoro in bilico. Oltre alle indefinite migliaia di aziende a rischio di chiusura. Nei fatti, proprietari di abitazioni che si trovano con immobili inagibili e condomini, magari in affitto, che a loro volta hanno i balconi delle case assediati a tempo indeterminato da tubi e reti, eredità delle impalcature su cui da mesi non salgono più gli operai.

Allarme in Regione
L’allarme lo hanno fatto risuonare a Palazzo Lascaris, mercoledì scorso, i rappresentanti delle imprese e dei committenti ascoltati in Commissione Urbanistica. «La rapidità delle soluzioni è la chiave per risolvere il problema» ha affermato il presidente Valter Marin, che ha presieduto l’incontro con i movimenti “Basta crediti incagliati” e “Esodati del Superbonus Piemonte”. Un’allerta che è nota da tempo, soprattutto, alle associazioni di settore. «Il Superbonus andrebbe analizzato per recuperare gli elementi utili che hanno funzionato e che possono funzionare in futuro. Nell’immediato abbiamo bisogno di soluzioni efficaci per i crediti incagliati» sottolinea Paola Malabaila, appena riconfermata per altri quattro anni alla presidenza dell’Ance Piemonte. «Purtroppo le soluzioni messe in campo, diverse da quelle da noi proposte a livello nazionale con l’Abi, non sono partite. Visti i ritardi accumulati su molti lavori è necessaria una proroga sui cantieri in corso».

«Intervenga il governo»
«Da parte della Regione Piemonte si può mettere in atto una “moral suasion” per aprire un tavolo con le banche, i certificatori e le grandi imprese piemontesi. Attraverso le tasse che vengono pagate potrebbe esserci un meccanismo di rilevamento del credito, come consentito dalla legge» aveva, non a caso, ribattuto Marin durante la Commissione in Regione di fronte a chi evidenziava l’importanza dell’interlocuzione tra imprese, committenti e enti istituzionali, vista la difficile situazione e i suoi drammatici risvolti economici e sociali. «Sono a rischio 25 milaposti di lavoro diretti e 10mila indiretti e migliaia di aziende potrebbero chiudere nel giro di pochi mesi». A conti fatti, altri 35mila lavoratori che attendono risposte. «Facciamo convintamente nostre, come Moderati, le richieste avanzate poco fa dasia convocato subito un “tavolo di confronto”, con la partecipazione di piccole e grandi aziende, banche e soggetti interessati, come luogo di incontro tra domanda e offerta dei crediti» commenta il capogruppo dei Moderati in Regione, Silvio Magliano. «Molte delle aziende in crisi sono in questa situazione per mancanza di liquidità, a fronte di bilancio talvolta in attivo, vista l'impossibilità di incassare il dovuto. A rischio chiusura potrebbe essere una percentuale vicina al 10% delle aziende, che non incassano da mesi. L'impegno della Regione è necessario per evitare una catastrofe sociale che avrebbe costi sociali ed economici per le casse pubbliche, altissimi e, anche, per prevenire il moltiplicarsi delle cause e delle controversie».

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