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PALAZZO LASCARIS

Otto nuove “poltrone” da spartirsi in Regione: la nuova legge elettorale ci costerà 9 milioni

Approvata l'introduzione dei “consiglieri supplenti” per gli eletti nominati in giunta e l’introduzione della “parità di genere” in vista delle elezioni 2024

Otto nuove “poltrone” da spartirsi in Regione. Ma ci costerà 9 milioni

Via libera alla nuova legge elettorale in Piemonte

Perché il Piemonte possa presentarsi alle Regionali del prossimo anno con una legge elettorale in cui si riconosca la “parità di genere” - che Palazzo Lascaris non riesce ad approvare da almeno due legislature - il «contentino» per la maggioranza, come lo chiama malignamente anche chi l’ha votato, lo pagheremo tra 7,2 e 9 milioni di euro. Tanto, secondo chi ha fatto già i conti tra le opposizioni, costerà ai contribuenti il nuovo sistema con cui andremo alle urne a giugno. Approvato a metà della “maratona” con il Consiglio lo ha varato al limite della scadenza fisiologica dei termini perché fosse applicabile. Trovando l’intesa, persino tra sponde opposte, sulla proposta della Lega, ma anche sulla novità degli otto “sottosegretari” a cui teneva Fratelli d’Italia. E senza limitare con soglie di sbarramento troppo alte la possibilità di elezione dei piccoli partiti, fissandole al 5% in coalizione e al 3% per chi sceglie di correre da solo. Quanto alle minoranze, invece, il Pd ottiene la garanzia di almeno 20 eletti su 50 alle opposizioni nel caso in cui una coalizione vinca con con un risultato tra il 45% e il 60%, mentre il Movimento 5 Stelle vede saltare il cosiddetto “flipper” nell’attribuzione dei seggi. Per cui il capogruppo Ivano Martinetti non ha mancato di presentarsi con un giocattolo da mostrare in aula durante il dibattito.


Sottosegretari anche in Regione
I cambiamenti principali riguardano, appunto, la supplenza dei cosiddetti “consiglieri assessori”, che faranno salire costi e poltrone, stabilendo l’incompatibilità tra le funzioni di assessore e quelle di consigliere. Per quanto concerne i seggi, inoltre, 40 saranno attribuiti con sistema proporzionale in liste circoscrizionali concorrenti e 10, invece, con sistema maggioritario sulla base del “listino” abbinato al candidato presidente. Previsto un premio di maggioranza che porta al vincitore il 55% dei seggi, ovvero, 28 in caso di vittoria con una percentuale inferiore al 45% dei voti validi, 30 in caso di vittoria uguale o superiore al 45% ma inferiore o uguale al 60% dei voti validi, infine, 32, in caso di percentuale uguale o superiore al 60%.


Soglie di sbarramento e parità
Altra intesa trovata, solo nelle ultime ore, quella sulle soglie di sbarramento: fissate per le coalizioni almeno al 5% dei voti validi e al 3% per le liste che singolarmente abbiano conseguito un risultato superiore. Uno dei nodi da sciogliere, però, riguardava la “parità di genere”, che stabilisce come - sia nelle liste circoscrizionali, sia in quelle regionali - uomini e donne possano essere rappresentati «in misura superiore al 60% dei candidati tenendo conto, inoltre, dell’alternanza fin dove possibile». Insomma, viene introdotta la preferenza di genere che permetterà all’elettore di esprimerla fino a due candidati, con annullamento della seconda nel caso in cui i sessi coincidano. Resta, come si è detto, il “listino” che sarà composto da dieci candidati oltreché da un numero variabile da due a quattro supplenti che entrano a farne parte solo in caso di eventuale esclusioni.

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