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IL DISASTRO
08 Luglio 2023 - 09:17
Le prime perizie tecniche da consegnare alle assicurazioni «saranno pronte a ore», assicura chi da giovedì sera continua a battere, palmo a palmo, orti, frutteti, vigne, noccioleti e filari di grano. Con gli occhi che si rigano di lacrime nel raccogliere ciò che resta di una produzione, ormai, irrecuperabile per colpa della «bomba di grandine» che ha visto cadere dal cielo, giovedì pomeriggio, «chicchi di grandine grossi come palle da tennis». Un primo bilancio stilato da Coldiretti solo nel Torinese calcola già di danni per almeno 8,5 milioni di euro. «Ed è solo una stima iniziale che abbiamo fatto noi sul campo, consultando i nostri soci» conferma il presidente Bruno Mecca Cici che, da ore, attraverso i propri uffici sta contattando centinaia di coltivatori diretti della provincia fino al confine con il Roero. Tra Trofarello, Santena, Poirino e Pralormo a soffrire di più sarebbero stati gli orti e le coltivazioni di stagione come le zucchine e i cereali, come il grano non ancora trebbiato. Stesso discorso per il mais e le nocciole, ancora in crescita.
«Bomba di gradine»
Tra Santo Stefano, Alba e Cavour, ma anche nell’Astigiano, invece, i danni sarebbero stati ben più ingenti e visibili appena dopo quei 600 secondi che hanno messo in ginocchio l’agricoltura, al punto da far chiedere immediatamente lo “stato di calamità” alla Regione Piemonte. Palle di ghiaccio che hanno forato le lamiere a copertura di stalle e fienili, mentre già le spighe nei campi venivano stracciate e le nocciole cadevano in terra spaccate a metà, non ancora mature. Un disastro, anche per la frutta e la verdura di stagione. «Lunedì cominceremo le valutazioni con numeri e cifre alla mano» conferma l’assessore Marco Protopapa. Già giovedì sera, rientrando da Bruxelles, il governatore Alberto Cirio, era andato nei Comuni più coinvolti per incontrare i sindaci e annunciare l’avvio delle procedure per il riconoscimento e risarcimento dei danni. Le prime verifiche hanno riguardato le zone del Roero e dell’Albese, per l’esame dei danni causati alle colture. In particolare nei comuni di Vezza d’Alba, Montà d’Alba, Canale, Alba, Grinzane e Diano d’Alba si riscontrano gravi danni alle coltivazioni: vite e nocciolo principalmente ma anche su altri fruttiferi, e sui cereali. «Al momento in questi Comuni non vengono segnalati danni alle strutture, ma agli impianti oltre che alle produzioni» spiegano dalla Regione che, nei prossimi giorni, effettuerà ulteriori verifiche nelle altre zone del Piemonte colpite dalle violente grandinate dei giorni scorsi.
Vendemmia a rischio
A preoccupare di più è l’esito che potrebbe averne la viticoltura, per cui proprio nel Roero si auspica di poter salvare almeno l’uva risparmiata dalla precipitazione. Meglio sarebbe andata a Barolo e Dogliani, ma gli esiti veri si conosceranno soltanto con la vendemmia. Nel Cuneese soci e tecnici di Coldiretti stanno procedendo ad una prima mappatura ma già parlano di «un fenomeno mai visto prima per rapidità, potenza e che ha stupito in modo particolare per l’ampiezza del territorio interessato dal fenomeno. La pioggia in molti casi si è trasformata in grandine che con particolare violenza si è abbattuta su alcune zone, a macchia di leopardo, risparmiando in molti casi appezzamenti vicini tra loro». E questo dopo due anni di siccità che, anche nei mesi scorsi, aveva compromesso le coltivazioni in campo per poi trasformarsi in una serie di eventi meteorologici estremi. «Questa situazione, ormai, non può più essere trattata come una semplice emergenza» puntualizza il direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu. «Servono strumenti di gestione del rischio sempre più avanzati, di semplice accesso e con meno burocrazia».
«Ho perso l'80% delle mie nocciole»
Fabio Novo, fin da ieri sera, ha fatto la spola tra Pralormo e Santo Stefano Roero, spingendosi ai confini con il Torinese, per valutare cosa avessero combinato appena dieci minuti di grandine violenta alle sue piantagioni. «Sono venuto a vedere in che condizioni si trovassero oggi le nocciole e, posso già dirlo, avrò perso almeno l’80% del raccolto» racconta uno delle centinaia di coltivatori diretti che, giovedì sera, si mettevano già le mani nei capelli. «Le stime, sentendo anche altri miei colleghi, potrebbero essere peggiori, specie sul fronte cerealicolo, con una grandinata così forte». Basta, infatti, vedere cosa resta delle spighe nei campi. «Ma la grandine non ha risparmiato nemmeno le strutture, piovevano vere e proprie palle di ghiaccio dal cielo, che sono arrivate a forare le lamiere».
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