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La sfida al futuro
03 Agosto 2023 - 06:05
Un mare di plastica si diffonde nel mondo, un problema tanto ampio quanto urgente da affrontare. Quasi tutti gli imballaggi in plastica finiscono nelle mani dei singoli consumatori, cioè in mani perlopiù inesperte che contribuiscono a tenere bassi i livelli di riciclaggio che, in occidente variano dal 4,5% negli Stati Uniti al 35% nella UE al 44,2% nel Regno Unito.
L’Italia, almeno in questa classifica, è prima in Europa col 56% (dato del 2021). Non si hanno dati certi nel resto del mondo ,ma uno studio dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, cui l’Italia aderisce) rileva che “I rifiuti di plastica mal gestiti sono la fonte principale di dispersione delle macroplastiche.
Gli ultimi dati del 2019 rivelano che sono state abbandonate nell’ambiente circa 22 milioni di tonnellate di materie plastiche, di cui l’88% sono macroplastiche mentre il 12% sono microplastiche (diametro inferiore ai 5 mm) generate da diverse fonti ,tra cui gli scarichi del lavaggio dell’abbigliamento dalle lavatrici. “La presenza documentata - si legge nei documenti dell’OCSE- di queste piccole particelle nelle acque dolci e nell’ambiente terrestre, così in diversi flussi di cibi e bevande, suggeriscono che le microplastiche contribuiscono sostanzialmente all’esposizione degli ecosistemi e delle persone agli effetti della dispersione delle plastiche e ai rischi ad essa correlati”.
La consapevolezza dei problemi ambientali legati alla plastica sta crescendo grazie all’impegno dei media e delle amministrazioni virtuose, ma i consumatori sono spesso confusi dalla vasta gamma di etichette e richiami contraddittori sulla sostenibilità dei prodotti che vengono acquistati.
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L'etichettatura delle confezioni gioca un ruolo fondamentale nella lotta contro la plastica, ma, purtroppo, le etichette poco chiare e fuorvianti spesso portano ad azioni errate o, peggio ancora, ad una rinuncia al riciclo stesso. Questo comporta, nella migliore delle ipotesi, una contaminazione dei flussi di riciclaggio e impedisce ai materiali potenzialmente riciclabili di essere effettivamente recuperati.
Il riciclaggio deve diventare più semplice e ampiamente disponibile per i consumatori se vogliamo che un programma d'azione per la riduzione dei rifiuti abbia effetti. La complessità e diversità dei materiali è un grande problema da anni. L'industria deve fare la sua parte educando i consumatori su come gestire correttamente il materiale ,implementando l’uso di bioplastiche compostabili e, soprattutto, eliminando l'uso di materie plastiche difficili da riciclare.
Una delle soluzioni più efficaci per aumentare i tassi di raccolta della plastica riciclata sono i sistemi di restituzione dei depositi DRS (Deposit Return System), l’abbandono dell’attuale sistema del vuoto a perdere per introdurre il sistema del vuoto a rendere: viene richiesto un piccolo deposito quando si acquista un prodotto o una bevanda monouso che viene interamente rimborsato al consumatore quando restituisce il contenitore per il riciclaggio. Nei paesi europei che lo hanno adottato, il tasso di restituzione è superiore al 90%, e in alcuni casi, come in Germania, raggiunge addirittura il 98%. Questi schemi incentivano i consumatori a restituire i contenitori vuoti, garantendo così una maggiore quantità di materiale riciclato a disposizione dei produttori e contribuendo allo sviluppo di elementi di circolarità dell’economia. I politici dovrebbero legiferare in tal senso per veramente dimostrare di essere sensibili alle tematiche ambientali ,non solo a parole.
Tuttavia, la strada verso un mondo più sostenibile fatto di plastica riciclata è ancora tortuosa. L'Unione Europea ha imposto nuove regole che richiedono che entro il 2030, il 65% delle bottiglie per bevande monouso contenga materiale riciclato, e tale percentuale salirà al 70% entro il 2040. I produttori si sono lamentati della mancanza di offerta e dei costi elevati del PET riciclato, che hanno già spinto alcune aziende a ritirarsi da piani ambiziosi di utilizzo al 100% di plastica riciclata. E’ chiaro che manca la volontà politica di risolvere il problema in tempi medio brevi.
Ma la lotta contro la plastica non è solo una questione tecnica o politica. È una battaglia che coinvolge tutti noi, consumatori e produttori, autorità locali e organizzazioni internazionali. Molte catene di supermercati e negozianti stanno facendo la loro parte, introducendo punti di raccolta ,nei supermarket e nei negozi, per rifiuti plastici, comprese alcuni tipi di plastiche morbide precedentemente non riciclabili.
Inoltre, il pay-as-you-throw (PAYT, paga quello che butti) è un altro strumento efficace per incentivare il riciclaggio e ridurre gli sprechi. Le città con sistemi PAYT hanno dimostrato di generare meno rifiuti per famiglia rispetto a quelle che non li hanno adottati. Anche se può essere controverso all'inizio, il PAYT motiva le persone a essere più consapevoli della quantità di rifiuti che producono, incoraggiando così un comportamento più sostenibile.
Dobbiamo abbracciare un approccio pragmatico nella lotta contro la plastica, sia quando facciamo la spesa, sia quando ci disfiamo dei nostri rifiuti. Solo unendo le forze e lavorando insieme possiamo sperare di affrontare questa emergenza globale con successo.
La plastica è diventata una minaccia per il nostro pianeta, ma possiamo ancora invertire la rotta. È il momento di agire, di fare scelte più sostenibili e di lottare per un futuro libero dall'invasione ambientale della plastica. Ogni piccolo passo conta, perché solo così possiamo garantire un pianeta più pulito e sostenibile per le generazioni future. La sfida è ardua, ma è una battaglia che dobbiamo combattere e vincere per il bene del nostro pianeta e delle nostre vite.
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