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L'ANALISI

Oltre 300mila persone sono “a rischio frane”: «Ora si spenda meglio»

Dal 2010 oltre 108 disastri solo in Piemonte. L’assessore alla Protezione Civile della Regione, Gabusi: «Le risorse ci sono ma ora non lasciamo da soli i Comuni»

Oltre 300mila persone sono “a rischio frane”: «Ora si spenda meglio»

Almeno 108 catastrofi ambientali e meteorologiche negli ultimi tredici anni. Solo guardando al Piemonte, regione che nel passato ha registrato qualcosa come 37mila frane. D’altronde quello piemontese è un territorio delicato, fragile. Fatto per il 30% di montagne. Tanto che quasi 300mila dei suoi abitanti rischiano di ritrovarsi nel mezzo di un’alluvione o di una frana. E dire che i soldi ci sono, anche per prevenire il rischio. «Anzi, negli ultimi cinque o sei anni sono anche aumentati» conferma l’assessore alla Protezione Civile, Marco Gabusi, fin dalle prime ore e ancora oggi sullo “tsunami” di Bardonecchia.
Soltanto la Regione, infatti, stanzia ogni anno almeno 11 milioni di euro. I quali diventano 35 milioni contando anche le risorse “spalmate” sui Comuni che, però, «si trovano spesso da soli a gestirli, destinandoli a sacrosanti interventi di manutenzione ma senza alcuna progettazione a lungo termine». Per questo «servirebbe una “regia” a livello nazionale, sfruttando maggiormente l’esperienza dei territori» sintetizza Gabusi, ricordando come i finanziamenti nazionali per gli interventi sul territorio a rischio «siano quasi sempre arrivati da disavanzi di bilancio». Non una priorità, dunque, se si calcola circa un miliardo per tutta l’Italia. Decisamente meno di quanto stanzi l’Unione europea attraverso i Fondi strutturali coesione e sviluppo su sette anni: 73,5 miliardi.

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Il “dossier” Ispra
Eppure c’è tantissimo da fare. Lo dicono l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e le sue stime. Un monito per il futuro che parte dai dati raccolti nel passato. A partire proprio da quelle 108 catastrofi dal 2010 a oggi. Nel dettaglio: 29 allagamenti, 4 danni al patrimonio storico e 6 danni alle infrastrutture causati da piogge intense. E poi, 12 danni da grandine e 13 da siccità prolungata, 25 danni da trombe d’aria e 12 da esondazioni fluviali. Infine 6 frane da piogge intense e 2 episodi di temperature «estreme» in città.

Gli eventi estremi
La definizione di «evento ambientale estremo» riguarda quei fenomeni meteorologici violenti o molto violenti che causano gravi danni a persone e cose. Come l’ultima alluvione di luglio: appena dieci minuti di piovasco condito da una mitragliata di “palle di ghiaccio” grosse come quelle che si usano per giocare a tennis. Eventi che in Italia, secondo gli esperti, stanno aumentando negli ultimi anni. E di parecchio. Prova ne sia la recente alluvione in Emilia Romagna o le “piaghe” che il meteo ha riservato al Piemonte: lo “tsunami” di Bardonecchia e il nubifragio della scorsa notte sono solo gli ultimi esempi. Secondo un’analisi di Coldiretti Piemonte, associazione fra le più rappresentative fra gli agricoltori, «nel 2022 si sono verificati 8,8 eventi estremi al giorno di media, con vittime e danni stimati in 6 miliardi. Quest’anno saranno di più».

Allarme frane
Quindi non sono solo gli esperti a dire che questi “eventi estremi” sono sempre di più. Lo sottolineano anche le persone che subiscono queste calamità. I ricercatori dell’Ispra parlano di 82.614 piemontesi a rischio frane e 213.655 a rischio alluvione, per un totale di 296.269 persone (quasi un abitante del Piemonte su 15). E Coldiretti Piemonte cavalca l’onda, raccogliendo il grido di dolore degli agricoltori: «L’Istituto segnala anche che, in Italia, 9 comuni su 10 hanno parte del territorio in aree a rischio di frane ed alluvioni, anche per effetto del cambiamento climatico». Per questo ora i contadini chiedono aiuto concreto. In sostanza e soprattutto, soldi per difendere i campi da questi eventi.

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