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Reportage - Il Borghese

Frecce Tricolore - Tra le macerie dove è morta la piccola Laura

Il reportage nella borgata sconvolta dal dolore e dalla tragedia

Una palla di fuoco

Uccisa da una saetta

Laura aveva gli occhi cerulei, come il cielo. Qualcosa veloce come un fulmine, sbucato alle nubi, l’ha uccisa. Il corpicino della bimba è stato ritrovato accanto al fratellino Andrea, agonizzante, ma ancora vivo. La tragedia di Caselle, o di San Francesco al Campo, oppure delle Frecce Tricolori, ha mietuto una vittima di 5 anni e costringe Andrea (che di anni ne ha 12) ad una lotta disperata, la stessa che sta ingaggiando la loro mamma, Veronica Vernetto di 41. Tornavano a casa dopo il pranzo dai nonni, erano sull’auto guidata dal papà, Paolo Ogliasso, 49 anni, un tecnico che lavora in una ditta di infissi a neppure duecento metri da dove è avvenuta la tragedia. Lui è stato risparmiato, ricoverato in stato di shock, se la caverà in pochi giorni.

La tragedia è tutta in quell’aereo delle Frecce Tricolore che si è schiantato contro la loro auto: era una palla di fuoco e la vettura è stata sbalzata via dalla strada, proprio dietro l’aeroporto Sandro Pertini. Poco più in là, Oscar Del Dò, il pilota di “Pony4” (così si chiama l’aereo) si era lanciato con il paracadute un attimo prima dell’impatto con il suolo, ma dopo aver effettuato una manovra per impedire che il jet si schiantasse su alcune case vicine. Del Dò, che è ricoverato all’ospedale San Giovanni Bosco, non poteva prevedere che in quel momento un’auto passasse proprio di lì, in una strada secondaria che collega San Francesco al Campo con Leini. Una sottile lingua di asfalto sulla quale ieri erano parcheggiate alcune vetture, quelle di chi voleva veder decollare le Frecce e, invece, è stato testimone dello strazio.

Oggi c’è chi parla, ci sono i video che documentano l’accaduto, la verità è nelle immagini e nelle voci. Da stabilire le cause, sulle quali il procuratore di Ivrea, Gabriella Viglione (lo stesso magistrato che indaga sulla strage di Brandizzo), intende procedere con i piedi di piombo, senza sbavature su ipotesi più o meno probabili. Ma c’è anche chi ha parlato a sproposito, non certo i testimoni oculari, ma fonti istituzionali che meglio avrebbero fatto a tacere. Un stormo di uccelli avrebbe costretto il pilota alla resa. C’è chi ha riferito di un guasto al motore annunciato dallo stesso Del Dò via radio. Ipotesi che si formulano per capire, ma che non leniscono dolore e sconcerto. Qualcosa come un fulmine venuto dal cielo che ha spezzato la vita di una bambina dagli occhi blu. Una saetta, come quella che nell’agosto del 2022 in Val Chisone, colpì l’imprenditore dei panettoni Alberto Balocco e il suo amico Davide Vigo, ma in quel caso a uccidere due uomini fu un fulmine vero, un tragico evento naturale. Morti improvvise provocate da qualcosa che viene dal cielo, che sia una saetta o un caccia impazzito.

La morte di Laura, l’agonia della mamma e del fratellino, hanno scosso Torino, l’opinione pubblica è rimasta sconcertata e attonita da quelle immagini. Torino e il Piemonte si sono fermati. Lungo quella strada hanno fatto capolino, silenti, il governatore Alberto Cirio, il sindaco Stefano Lo Russo e altri amministratori locali di San Francesco al Campo, di Caselle, di Collegno e di altri municipi. Silenzio perché chi è stato lì, lungo quella sottile lingua di asfalto, rimane senza parole, assalito solo dall’angoscia. Una famiglia unita quella di Paolo Ogliasso, serena in un sabato di festa.

«Li conosciamo bene, sono tutte belle persone», e non sono parole di maniera quelle dei vicini di casa. Una donna ha le lacrime agli occhi: «È un posto maledetto questo, 27 anni fa c’è stata la tragedia dell’Antonov», l’aereo russo caduto sulle case a fondo della pista. Un incidente che costò la vita a quattro persone. «La carcassa di quel bestione - continua la signora che abita lì - rimase abbandonata per mesi e faceva paura». Una paura che entra nella pelle, da oggi ancora di più, «ogni volta che si sente un aereo che vola a bassa quota. Prima guardavamo in su, ora ci siamo abituati e non ci facciamo più caso. Ma già da domani, quando riaprirà l’aeroporto, quando sentirò quei motori, non mi resterà altro che fare il segno della croce». Ma senza guardare il cielo che forse è stata l’ultima immagine catturata dagli occhi vispi e cerulei della piccola Laura.

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