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L'Aeronautica: «Li cambieremo tutti»

Aerei vecchi di 44 anni per le Frecce Tricolori

Dai report dello scalo di Torino sabato non era stato segnalato alcun "allarme uccelli". Chi doveva chiudere la strada della morte? Indagini della procura

Il colonnello

Il colonnello Paolo Rubino

In procura a Ivrea si stanno facendo in quattro (e non potrebbe essere diversamente, considerata la carenza d’organico) per giungere alla verità sull’incidente aereo di San Francesco al Campo e individuare eventuali responsabilità. L’ultima nuova, se così si può definire, è che gli uccelli, considerati fin da subito i “colpevoli” dello schianto, non c’entrerebbero proprio un bel nulla. Infatti, in tutte le mappe Notam del Desk Aeronautico (il bollettino con mappatura interattiva e in tempo reale di tutti gli aeroporti del Paese), non risulta per sabato scorso, come per i giorni precedenti, alcuna segnalazione “bird” al “Sandro Pertini” di caselle Torinese.

UN CACCIA MB-339PAM  DELLE FRECCE  TRICOLORI

E ciò modificherebbe non di poco la piega delle indagini che ora si concentrerebbero su altre cause del guasto che ha provocato lo schianto e costretto il pilota a lanciarsi. E prima ancora che all’Areonautica possa essere contestato il fatto che i jet della squadriglia delle Frecce Tricolori siano vecchi di decenni (gli MB-339PAM sono stati progettati 44 anni fa e volano dal 1982), il colonnello Paolo Rubino, comandante della base di Rivolto, dove ha sede la Pattuglia acrobatica nazionale, ha annunciato: «Nel prossimo futuro è prevista la sostituzione dei velivoli nel ciclo dell’ammodernamento della flotta della pattuglia». Segno evidente che se è vero che oggi per gli automobilisti vige il divieto di circolare con vetture vetuste (in alcuni casi anche Euro4 e Euro5), non si comprende perché si possa continuare a volare con apparecchi dell’altro secolo. Tanto più che, in campo aeronautico, la tecnologia ha fatto passi da gigante e oggi esistono jet capaci, ad esempio, di evitare il “bird strike”.

E se da un lato i nostri piloti acrobatici sono i migliori del mondo, prova ne è la manovra effettuata dal maggiore Oscar Del Dò che ha evitato una strage, allora sarebbe necessario dotarli di aerei caccia più moderni, così da proseguire la tradizione delle Freccie Tricolori, in piena sicurezza. «La pattuglia si meriterebbe questo e altro», spiega un sottufficiale del Corpo. In procura, dunque, si attendono le perizie relative alle cause del guasto che ha provocato lo spegnimento del motore. Però si stanno analizzando anche altri elementi, compreso quello delle distanze e dell’ampiezza dell’area aeroportuale. Da quel che si è appreso, i protocolli di sicurezza sarebbero stati rispettati, ma solo per ciò che riguarda i voli civili, mentre per un’esercitazione come quella delle Frecce Tricolori, forse si sarebbe potuto fare di più.

Come, per esempio, chiudere al traffico la strada dove parte del jet si è schiantato contro la Ford Fiesta della famiglia Origliasso-Vernetto. I protocolli internazionali adottati per questo genere di manifestazioni e per le prove che le precedono, prevedono che i velivoli non sorvolino mai il pubblico e sabato scorso, in quella strada, c’era molta gente che assisteva alla performance delle Frecce Tricolori. Poco poteva fare il sindaco di San Francesco al Campo, Diego Coriasco, che ha dichiarato: «Quella strada è provinciale, non è mia la competenza se chiuderla o tenerla aperta», ma della Città Metropolitana che in qualche modo dovrà motivare la scelta effettuata, cioè quella del “liberi tutti”.

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