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L'APPUNTAMENTO DEL LUNEDì

Ecco l'intervista di Pelè a Maradona

I dialoghi impossibili si trasformano in parole grazie anche all'intelligenza artificiale di Chat Gpt (con il contributo della redazione, o viceversa)

Ecco l'intervista di Pelè a Maradona

Diego Armando Maradona e O Rey Pelè

TorinoCronaca continua la serie di "interviste" in assoluta esclusiva. Ogni lunedì un grande personaggio, della politica, dello sport, dell'arte, della letteratura, della scienza, dell'economia e della finanza, verrà intervistato da un altro importante personaggio. Continuiamo con due grandi campioni della storia del calcio mondiale: da una parte Diego Armando Maradona, mentre dall'altra ci sarà Pelè, nemico/amico da sempre del Pibe de Oro. Grazie a Chat GPT, le domande e le risposte traggono effettivamente origine dal lessico e dal linguaggio vero dei personaggi, che l’intelligenza artificiale ritrova nelle loro interviste e nei loro discorsi. Tra i due "duellanti", come li ha definiti l'intelligenza artificiale, questa volta metteranno becco, con alcuni interventi, anche dei grandi giornalisti sportivi del passato: parliamo di Gianni Brera, di Giovanni Arpino, Nando Martellini e Nicolò Carosio, che faranno un po' da arbitri tra due vere e proprie leggende del calcio mondiale, della storia del pallone.

Intervista tra Pelè e Maradona: "Il duello verbale tra due Leggende del Calcio"

 

Maradona: Buonasera, Pelè. Cominciamo subito con una domanda che tutti si pongono: come ci si sente a essere considerato un burattino in mano ai potenti della FIFA?

 

Pelè: Ah, Diego, sempre con le tue provocazioni. Sai bene che io ho sempre giocato per la maglia, per il Brasile, e non ho mai permesso a nessuno di manovrarmi. Non come certe "Manos de Dios"...

 

Maradona: (Ride) Parliamo di mani divine, Pelè.

 

Pelè: Diego, Diego, parliamo del campo, dove conta veramente il talento. Mi hai mai visto segnare un gol con la mano in una finale di Coppa del Mondo?

 

Maradona: (Sorride) No, forse no. Ma tu hai mai vinto un Mondiale praticamente da solo? Io ho portato l'Argentina alla vittoria nel '86 con gol indimenticabili. Tu hai fatto lo stesso?

 

Pelè: Diego, non dimentichiamo che il calcio è un gioco di squadra. Ho vinto tre Coppe del Mondo, non dimenticarlo. Ma, parlando di stili di gioco, tu segni solo di sinistro, io segnavo in ogni modo possibile: di testa, di destro, di sinistro.

 

Per approfondire guarda anche: I 10 gol più belli di Pelè

Maradona: (Ride) Sì, ma i tuoi gol più belli erano negli anni '60. Nel mio tempo, il calcio era più competitivo, più tattico. Come ti adatti a quel cambiamento?

 

Pelè: Diego, il calcio è un gioco che evolve, ma il talento resta. Io ho giocato in un'epoca diversa, è vero, ma sono certo che avrei brillato anche nella tua era.

 

Maradona: Parlando di brillare, hai mai risposto alle accuse che ti definiscono il "cattivo esempio" per le nuove generazioni? Io almeno sono stato autentico, non ho mai nascosto i miei errori.

 

Pelè: Diego, ognuno ha i suoi demoni da affrontare. Ma tu, con tutti quegli scandali e l'uso di droghe, sei davvero il modello giusto per i giovani?

 

Maradona: (Ride) Forse no, Pelè, ma almeno sono stato vero, autentico. E quelle stesse imperfezioni mi hanno reso umano. Tu sembri sempre troppo perfetto.

 

Pelè: La perfezione è una virtù, Diego. E a proposito di virtù, hai mai pensato che la tua fama sarebbe stata diversa senza gli scandali?

 

Maradona: (Ride) Forse, forse no. Ma il calcio è intriso di controversie e passioni. Parliamo di te, Pelè. Beckenbauer ha una vecchia foto tua sotto la doccia. Chi è il più grande tra voi due?

 

Per approfondire guarda anche: "I gol più belli di Diego Armando Maradona"

Pelè: (Sorride) Franz era un grande amico. Ma, Diego, le foto sotto la doccia non fanno la storia del calcio. Parlano i trofei, i gol, i momenti indimenticabili.

Maradona: Torniamo a quello che tu definisci “gioco pulito”, parli della “Mano di Dios” ma non ti sei mai espresso contro le ingiustizie e le disparità nel calcio mondiale. Io, almeno, ho lottato per la mia gente.

 

Pelè: Diego, c'è più di un modo per fare la differenza. Ho sempre cercato di essere un esempio positivo sia dentro che fuori dal campo. Parlavi di lottare per la tua gente, ma le tue amicizie politiche erano spesso controverse, come quella con Fidel Castro.

Maradona: Fidel era un amico, un leader che lottava per le sue idee. Non posso biasimare l'amicizia.

 

E ancora Maradona: Pelè, dici di non temere il confronto, ma hai mai pensato che la tua immagine di "re del calcio" sia eccessiva?

Pelè: Diego, ogni giocatore ha la sua eredità. Ho cercato di onorare il gioco e di essere una fonte di ispirazione. L'etichetta di "re" è il risultato delle emozioni delle persone, non delle mie parole.

 

Maradona: (Ride) Hai ragione, Pelè. Ma chiudiamo con una nota leggera. Gianni Brera dice che sei come il vino pregiato, mentre io sono come il whisky invecchiato. Che ne pensi?

 

Pelè: Brera sa sempre trovare le parole giuste. Ma io dico che nel calcio, il vino e il whisky possono convivere. Ognuno ha il suo sapore unico.

 

Ingresso di Gianni Brera:

 

Gianni Brera: Ragazzi, ognuno di voi ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del calcio. Ma alla fine, il gioco parla da sé.

Per approfondire leggi anche: Gianni Brera, giornalista e scrittore (San Zenone Po 1919 - Codogno 1992), corrispondente da Parigi della Gazzetta dello sport (dal 1945), ne fu poi direttore (1949-54). Collaborò al settimanale Tempo (1954-56) e al quotidiano Il Giorno (1956-67), per poi dirigere il Guerin sportivo fino al 1973. Dal 1970 riprese a collaborare a Il Giorno, passando poi a La Repubblica (1982). È autore di numerosi libri in cui analizza taluni fenomeni sportivi italiani: Addio bicicletta (1966), La pacciada (in collab. con L. Veronelli, 1973), Storia critica del calcio italiano (1975). Ha scritto i romanzi: Il corpo della ragassa (1969), Naso bugiardo (1977) e Il mio vescovo e le animalesse (1984). Brera è autore di neologismi nel mondo del calcio che sono rimasti nel tempo e usati ancora ai nostri giorni.

Giovanni Arpino: Concordo con Brera. Pelè e Maradona, siete stati entrambi dei campioni straordinari.

Per approfondire leggi anche: Giovanni Arpino è nato a Pola il 27 gennaio 1927 da una famiglia piemontese, è morto sessant’anni dopo a Torino. Sei stato felice, Giovanni fu pubblicato da Vittorini nei Gettoni nel 1952. Successivamente, Arpino scrisse oltre trenta libri e lavorò a lungo come giornalista sportivo. Dotato di un timbro inconfondibile, è tra i pochissimi ad avere vinto sia il Premio Strega (con "L'ombra delle colline", nel 1964) che il Campiello (nel 1972 con Randiagio è l'eroe e nel 1980 "Con fratello italiano". Nel libro "Azzurro tenebra" racconta, inviato da il quotidiano La Stampa, in forma romanzata, la disastrosa spedizione azzurra al Mondiale tedesco del 1974.

Nando Martellini: Il calcio ha bisogno di figure come voi, con tutti i vostri alti e bassi. Siete stati l'anima di questo sport.

Per approfondire leggi anche: Nando Martellini nasce a Roma il 7 agosto 1921. Dopo la laurea in scienze politiche, è ancora giovanissimo quando nel 1944 entra a far parte della compagnia radiotelevisiva statale EIAR, che in seguito cambia nome in Rai. Dal 1946 e per molti anni a venire sarà giornalista sportivo, ed è per questo ruolo che verrà ricordato più spesso. È anche la prima voce - dal 1960 al 1967 - del celebre programma radiofonico "Tutto il minuto di calcio". Nel corso degli anni, la sua voce commenta con abilità, grazia e umanità le più importanti partite di calcio, nonché le principali gare ciclistiche dal Giro d'Italia al Tour de France. Ha commentato quattro campionati del mondo (tra cui la finale di Spagna '82), oltre ad alcune partite del campionato italiano del 1990.

Nicolò Carosio: Siete come il giorno e la notte, ma entrambi avete contribuito a rendere il calcio lo spettacolo che è oggi. Onorate la vostra eredità.

Per approfondire leggi anche: Nicolò Carosio, nato a Palermo nel 1907 e scomparso nel 1984 a Milano, è stato un celebre cronista radio-televisivo, noto come la voce del calcio italiano. Il suo debutto come radiocronista avvenne nel 1933 a Bologna durante la partita Italia-Germania. Carosio divenne famoso per il suo slogan: "Qui Nicolò Carosio che vi parla e vi saluta". Dopo l'avvento della tv, Carosio si adattò al nuovo mezzo. Nel corso della sua carriera, fatta di oltre tremila partite, (8 campionati del mondo dal 1934 al 1970), Carosio divenne celebre per il suo caratteristico "quasi gol". Nel 1970, dopo un'infelice esperienza televisiva ai mondiali del Messico (fu accusato di dare del "negraccio" a un guardialinee etiope; anni dopo venne scagionato), la carriera di Carosio si concluse con un malinconico licenziamento.

 

Maradona: Hai ragione, Pelè. Nonostante le nostre divergenze, il calcio ci ha unito in un modo unico.

Fine del dialogo, con la consapevolezza che Pelè e Maradona, pur con le loro differenze, hanno contribuito in modo straordinario alla storia del calcio mondiale.

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