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ALTA TENSIONE
09 Ottobre 2023 - 05:00
L’eco delle bombe di Hamas intanto è arrivato anche a Torino, tra paure e controlli intensificati attorno alla Sinagoga e la comunità ebraica sotto la Mole, dove si respira un clima di paura e di rabbia. Da una parte i timori per i parenti e gli amici che sono rimasti in Israele, dall’altra la voglia di partire e imbracciare le armi da parte degli israeliani, soprattutto i più giovani, che vivono nella nostra città. Tra gli ebrei torinesi già circolano voci di giovani ostaggi catturati dai terroristi. «Degli amici non riescono più a contattare la loro figlia», raccontano alcuni.
La palpitazione è tanta e la tensione è alle stelle tra chi frequenta la comunità rimasta senza la sua guida. Sì, perché il rabbino capo di Torino, Ariel Finzi, è corso a Gerusalemme insieme alla moglie per raggiungere la figlia che ha appena partorito. Ma c’è il problema dei voli bloccati in aeroporto e i pochi aerei in partenza rischiano di essere abbattuti dai missili.
ECCO L'INTERVISTA AL RABBINO
TERRORE IN ISRAELE: Più di 700 morti, oltre 2500 feriti e 750 dispersi per colpa di Hamas. Americani e tedeschi tra gli ostaggi, e tra i morti c’è anche una cittadina francese. Questo il bilancio, provvisorio, della prima giornata di guerra in Israele. Mentre il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, rassicura: «Nessuna vittima italiana in Israele». E il presidente Usa, Biden, promette: «Invieremo aiuti».
I GIOAVANI ISRAELIANI CHE VIVONO A TORINO PARTONO PER IL FRONTE
Sono un centinaio i giovani israeliani che vivono a Torino e che si sono confronti sulla chat WhatsApp, utilizzata normalmente per tenersi in contatto e condividere il tempo libero, ma che nelle scorse ore è diventata un vero e proprio centro di reclutamento per riunirsi all’esercito israeliano e combattere gli invasori. Lasciare la vita tranquilla di Torino per tornare nella Terra Promessa per difendere il loro Stato di Israele dove hanno già affrontato il servizio di leva obbligatorio di ben tre anni per i maschi e di due per le femmine. «Sono già partiti» ha spiegato il rabbino di Torino da Gerusalemme.
Il rabbino capo di Torino, Ariel FInzi, a Gerusalemme
ALLERTA MASSIMA SOTTO LA MOLE
Nel frattempo è scatta l’allerta massima anche a Torino. Sotto la Mole, dopo un vertice in prefettura, tutti gli obiettivi considerati “sensibili” sono stati messi sotto stretta sorveglianza. Obiettivi sicuramente religiosi, ma anche quelli culturali e commerciali. Il rafforzamento delle misure di sicurezza a Torino è stato deciso dopo un vertice delle forze di polizia che è stato convocato in Prefettura, su indicazione del Ministero dell’Interno. Presenti il prefetto di Torino, Donato Cafagna, il questore Vincenzo Ciarambino, il comandante provinciale dei carabinieri, Roberto De Cinti, e il comandante provinciale della Guardia di finanza, Carmine Virno.
Rafforzamento delle misure di sicurezza a cominciare ovviamente dalla Sinagoga di piazzetta Primo Levi, nel quartiere San Salvario, dove oltre al consueto presidio dell’esercito si sono aggiunti anche i carabinieri. Ma i presidi a Torino sono numerosi, tra l’Aerospazio e l’Università degli studi oltre a diversi stabilimenti dell’automotive. Mentre davanti alla Lavazza, nel quartiere Aurora, da sempre in relazioni commerciali con Israele, è fissa dalla giornata di ieri una camionetta della polizia.
Presidio di polizia anche davanti alla Nuvola Lavazza
LA PREGHIERA DELLA COMUNITA' EBRAICA
Tutta la Comunità Ebraica di Torino martedì si riunirà in preghiera nella Sinagoga per recitare salmi in memoria delle vittime, per implorare la guarigione dei tantissimi feriti e la liberazione di tutti gli ostaggi. «Partecipiamo con profonda angoscia al terribile dramma che sta vivendo il popolo israeliano, oggetto di esecrabili assassini di civili inermi e di rapimenti di anziani, donne, giovani e bambini ed esprime la propria totale e incondizionata solidarietà ai propri fratelli colpiti con una ferocia inimmaginabile dai terroristi di Hamas» dichiara il presidente della Comunità Ebraica, Dario Disegni.
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