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09 Ottobre 2023 - 09:00
La tradizione fornaia del rubatà si tramanda da padre in figlio da ben sei generazioni nel panificio “Pipino&Fino” di Trofarello che festeggia 175 anni di storia. Un patrimonio di saperi che affonda le sue radici addirittura nel Regno di Sardegna, quando Giovanni Ariano diede vita al “Primo panificio italiano” a Savigliano. Il marchio venne registrato dal genero Pipino insieme a Fino nel 1848 che trasferì la sede in via Ormea e da lì ebbe inizio la storia del grissino torinese.

La sede del panificio in via Ormea in una foto storica

Giuseppe Pipino
Dopo Giuseppe Pipino alla guida di “Pipino&Fino” si alternarono il figlio Attilio, il nipote Carlo e oggi la società, trasferita poi a Trofarello, è condotta dai pronipoti Luciano e Paolo Pipino che a loro volta sanno di poter contare sui figli David ed Enrico.
«E’ una tradizione di famiglia che non è mai cambiata ma che si evolve» spiega Luciano Pipino, il titolare dell’azienda Prato Spa (Prodotti alimentari Torino): «Siamo il più antico panificio italiano e realizziamo i rubatà stirati a mano come una volta, utilizzando soltanto l’olio extravergine di oliva e farine del territorio».

Il panificio negli anni 50
La produzione avviene negli stabilimenti di Cantarana e Cambiano. «Realizziamo grissini di ogni tipo e dimensione, anche gli snack salati, come il “Pipinetto”, una “pallina” di grissino ricoperta di sesamo, e i “Cosetti” dei “biscotti” salati con farina di ceci, lenticchie e semi di lino» spiega Pipino che ci tiene a sottolineare la genuinità del suo rubatà. «Viene realizzato in modo artigianale da 175 anni, ne produciamo poco, ma in modo assolutamente sano, senza olio di palma o altri oli che non siano extravergine di oliva».
Un impegno non semplice da sostenere considerando il prezzo dell’olio di oliva che continua a salire. «Certo dobbiamo stringere i denti - spiega - ma ne vale la pena». I clienti del resto apprezzano. «Esportiamo i nostri rubatà in tutto il mondo, in Europa, ma anche in Australia e negli Stati Uniti, mantenendoci fedeli ai valori tradizionali dell’antico panificio Pipino&Fino, che io e mio fratello ora stiamo tramandando ai nostri figli David ed Enrico».
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