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L'ANALISI
11 Ottobre 2023 - 06:30
Una famiglia su cento rischia di conoscere l’incubo dello sfratto. Sarebbero almeno 5mila soltanto a Torino, infatti, le procedure già messe in atto dai padroni di casa per il recupero degli appartamenti attraverso l’autorità giudiziaria e non solo. Dalla prima ingiunzione, passando per l’iscrizione della pratica in tribunale all’esecuzione vera e propria: con il furgone dei traslochi sotto il balcone del palazzo e l’ufficiale giudiziario che vigila sull’effettivo sgombero dell’immobile. Questo lo scenario con cui si fanno i conti all’ombra delle Mole e a fronte dei 480mila “nuclei familiari” residenti in città, secondo le più recenti stime del Sicet – Sindacato inquilini casa e territorio e dell’Unione inquilini. Una vera e propria «emergenza» tanto per le parti sociali, quanto per l’amministrazione comunale. In cui trova perfetto riscontro la storia di Cristian, quel padre di famiglia quarantenne che, lunedì, si diceva pronto a lanciarsi da un gru per farla finita e di cui Torino Cronaca ha raccontato il dramma ora per ora, fino a tarda notte.
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Città sotto sfratto
«Parliamo di 5mila procedure che vanno dall’affitto non pagato, per cui negli anni della pandemia non si finiva subito sotto sfratto, a quella che è un’emergenza nuova e sempre più riscontrata: quella di chi non riesce più a pagare le rate del mutuo, per cui interviene la banca per riprendersi la casa» spiega il segretario del Sicet Torino, Antonio Nicosia. E quelli in via di esecuzione, sempre nel capoluogo, sarebbero più di 2mila nei calcoli del segretario del Sicet Piemonte, Davide Masera. «Ne stimiamo circa 4mila in tutta la regione: non è esagerato azzardare che più della metà siano concentrati su Torino». Questo per quanto concerne principalmente l’edilizia privata che ha visto incrementare del 200% le pratiche e del 240% le esecuzioni di sfratto a livello nazionale dopo il “congelamento” deliberato dal governo in pieno Covid.
L’edilizia popolare
Non va meglio, anzi, sul fronte dell’edilizia residenziale pubblica dove a causa degli aumenti delle utenze di luce e gas anche le spese mensili degli inquilini sono cresciute in modo esponenziale rispetto all’affitto solo nell’ultimo anno. «Ciò significa che ci troviamo con un aumento della morosità che è tra il 30% e il 40% - aggiunge Nicosia del Sicet -. Perché ci sono casi di inquilini di edilizia sociale che si sono trovati a pagare dieci volte l’affitto soltanto sulle utenze. Ora, ci domandiamo, come può fare una persona che sopravvive pagando un canone di 50 euro al mese per l’abitazione a sostenere 500 euro di spese?». Il problema si era già evidenziato tra il 2021 e il 2022 quando secondo l’Osservatorio abitativo della Città Metropolitana e di Palazzo Civico sono tornate a crescere le richieste di aiuto “congelate” dalla pandemia di Covid. Almeno 6.261 richieste insoddisfatte di casa popolare a Torino e altre 2.353 nel resto dell’area metropolitana, 3.242 famiglie in condizione di morosità nell’edilizia sociale soltanto in città, 2.596 famiglie e persone in condizioni di disagio abitativo segnalate in Comune a Torino, dove erano state presentate 851 domande di emergenza abitativa a fronte di 455 assegnazioni di edilizia sociale, a cui se ne aggiungono altre 1.415 in provincia.
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«Numeri importanti»
«L’emergenza casa ha numeri importanti e, a seguito dello sblocco dei licenziamenti e degli sfratti conseguente alla chiusura della fase pandemica, la situazione di molti torinesi è in via di peggioramento, con un conseguente aumento delle richieste d’aiuto» conferma l’assessore al Welfare del Comune di Torino, Jacopo Rosatelli preoccupato che l’attuale disponibilità di edilizia sociale possa soddisfarla «solo in parte». Perché per dare risposte «servono tempi di manutenzione e di riassegnazione più rapidi per le case popolari sfitte, oggi troppo lunghi, oltre a nuovi investimenti per acquisire immobili». Dal canto suo Palazzo Civico ha aumentato lo stanziamento destinato all’accoglienza e all’offerta residenziale delle fasce deboli, avviando anche tre interventi di edilizia sociale per la costruzione di nuove abitazioni che saranno pronte entro tre anni e finanziati dal Pnrr. Almeno 58 alloggi nell’Area Veglio e 40 unità immobiliari destinate ad anziani nel cuore di Porta Palazzo, oltre a 32 nuovi alloggi destinati ad “housing sociale” in via Vagnone. Nove, invece, i cantieri di riqualificazione, recupero funzionale ed efficientamento energetico per liberare nuovi appartamenti e ottimizzare anche la riduzione dei costi dell’energia in bolletta.
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