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La decisione dei giudici
23 Ottobre 2023 - 20:21
«Uno Stato liberaldemocratico, saldo e maturo nelle sue istituzioni, non può nutrire timore alcuno» di fronte alle «provocazioni» di un gruppo musicale come la P38 Band, le cui canzoni inneggiano alle Brigate Rosse.
E' la tesi della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Torino contro il Tribunale del riesame, che aveva respinto la richiesta di mettere agli arresti domiciliari i quattro componenti del gruppo trap, indagati per istigazione a delinquere e apologia di reato aggravati dal carattere terroristico.
Fermo immagine di un video della discussa band musicale
La Suprema Corte ricorda che i giudici piemontesi hanno definito i brani della P38 «odiosi ma consistenti più che altro in farneticazioni». Ecco qualche esempio: "La lotta armata è appena tornata di scena, adesso sono cazzi vostri", "Quando si abbatte una foresta volano le schegge" e "Nuove Br signore e signori, abbiamo appena sequestrato il presidente". Il tutto, secondo i giudici, sarebbe inquadrabile in un genere musicale (la trap) che «si connota per l'utilizzo di messaggi particolarmente crudi, espliciti e molto forti». Siccome «non si può escludere che si trattasse di una mera operazione artistica», il «pericolo» è da considerare «astratto se non addirittura congetturale».
La copertina dell'album con il brano "Renault" della band P38, con evidente richiamo all'auto in cui fu trovato il corpo di Aldo Moro
Quanto al nome della band e al suo richiamo alla pistola utilizzata dai terroristi, si tratta di «una grave e superficiale banalizzazione di un periodo storico drammatico» che è «sicuramente da censurare sotto il profilo etico e morale». Ma questo giudizio non può incidere sul fatto che lo Stato «non può nutrire timore alcuno di fronte a tali provocazioni».
Il ricorso della procura di Torino è stato dichiarato inammissibile perché, a detta della Corte, non si è concentrato sulle esigenze cautelari che dovevano giustificare l'arresto dei quattro. Alla luce di questa sentenza, i pm ora decideranno se continuare o meno a sostenere l'accusa.
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