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La polemica
04 Novembre 2023 - 06:30
Dal Moi alla pista di Cesana
Il Comitato olimpico internazionale ha bocciato senza appello il progetto di ristrutturazione della pista da bob di Cesana, proposta come sede della disciplina sportiva per i Giochi Olimpici invernali di Milano-Cortina 2026. In un comunicato inviato all’agenzia americana Associated Presse, il Cio ha citato la mancanza di futuro per la pista di Cesana che già l’aveva portata «ad essere abbandonata a soli sei anni» dai Giochi del 2006. Il Cio è stato molto chiaro sul fatto che «non si dovrebbe costruire alcuna sede permanente senza un piano di legacy chiaro e fattibile», ha spiegato il Comitato Olimpico internazionale, ribadendo che in una fase così avanzata «devono essere prese in considerazione solo le piste esistenti e già operative».
D’altra parte le responsabilità per l’abbandono generalizzato delle strutture create nel 2006 per le Olimpiadi Invernali, devono essere equamente divise a destra come a sinistra e ricadono su coloro che non hanno minimamente pensato a progettare un «un piano di legacy chiaro e fattibile», come rimproverato in maniera fredda e netta dal Cio
LA PISTA DI BOB DI CESANA
Lo stop della massima autorità olimpica fa dunque salire le possibilità che le gare di bob, slittino e skeleton vengano svolte in Svizzera, come già caldeggiato dal sindaco di Milano Beppe Sala (che propendeva per Saint Mortiz), oppure in Austria. Insomma, la decisione del Cio, inattesa in Piemonte, ha l’effetto di una doccia freddissima per le amministrazioni e le istituzioni locali che incassano una sonora sconfitta. Inattesa in Piemonte, ma data per scontata a Milano già da tempo, e anche nelle stanze del potere capitolino. Insomma una lezione che si spera che, sia a destra che a sinistra, abbiano imparato tutti, perché non c’è solo la pista di bob di Cesana tra le opere abbandonate per anni e lasciate a se stesse, ma ci sono anche altri impianti ed edifici marciti per decenni.
L'EX VILLAGGIO OLIMPICO MOI
L’esempio più emblematico è rappresentato dalle palazzine del Moi, occupate abusivamente e diventate ricettacolo e sentina in una parte di città che, invece, avrebbe dovuto riceve dai Giochi Olimpici del 2006, quella spinta necessaria al rilancio e alla riqualificazione. Come accade per tutte quelle città che hanno avuto la fortuna di ospitare le Olimpiadi (invernali e non) e che da esse hanno tratto un ricco profitto. Per Torino invece, è stata un’occasione persa (e dopo la pronuncia del Cio di ieri, persa per due volte di fila).
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