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Dopo il no del Cio
05 Novembre 2023 - 07:30
La pista di bob a Cesana Torinese
Il Cio dice di no alle gare olimpiche di bob a Cesana; con un colpo di spugna cancella i sogni piemontesi e bacchetta istituzioni e amministrazioni della regione che sarebbero state incapaci di gestire le opere olimpiche del 2006. Alla nota del Comitato Olimpico Internazionale, le stesse istituzioni subalpine non hanno ribattuto, ed è calato un silenzio complice a destra e a sinistra. In verità, sono stati solo tre i politici che hanno messo, sia pure a malincuore, le mani nella farina, certamente consapevoli che si sarebbero sporcate, ma che hanno avuto l’ardire di dire la loro. Il primo a parlare è stato Daniele Valle, vice presidente dem in Regione, per ora solo sedicente candidato alla presidenza del Piemonte (a Pd piacendo).
DANIELE VALLE
«La bocciatura da parte del Comitato olimpico internazionale del progetto di ristrutturazione della pista da bob di Cesana - ha detto Valle - conferma la marginalità del Piemonte nelle scelte politiche del Governo Meloni e la debolezza di Cirio. Un’occasione persa e una scelta che penalizza la nostra Regione e la valle di Susa. Con la metà delle risorse si sarebbe rimesso in funzione l’impianto, per poi ridestinare l’area, rendendo intanto il Piemonte protagonista dell’evento olimpico. La Giunta Cirio non ci ha mai creduto veramente, attivandosi solo tardivamente e senza successo. Ora serve una proposta forte per quell’area: perché non bonificare quel pezzo di territorio con i soldi che Sitaf guadagna in più grazie alla chiusura del traforo del Bianco? Regione Piemonte e Comune di Torino lavorino insieme per questa soluzione». Dunuque Valle non sembra andare troppo per il sottile, come del resto Osvaldo Napoli, esponente di Azione, ma più vicino a Cirio che a Schlein: «La decisione del Comitato olimpico di ribadire il no alle gare di bob a Cesana - scrive Napoli in una nota - è una sconfitta per la classe politica piemontese. Non risparmia nessuno: dal M5s che oppose un netto rifiuto a presentare la candidatura di Torino, fino all’attuale giunta regionale».
OSVALDO NAPOLI
Ma poi Napoli aggiunge anche: «Aggiungo anche il vice premier Tajani, il ministro Zangrillo che hanno fatto solo una passerella elettorale e si erano pure impegnati a dire che rinunciare a Cesana sarebbe stata una resa per l’Italia intera». Terzo e ultimo tra i politici parlanti, il sindaco di Pragelato Giorgio Merlo, che almeno lui, di montagne se ne intende: «Prima l’ex sindaca grillina Appendino e poi Malagò. E così, Torino, le valli olimpiche e l’intero Piemonte finiscono ko. E cioè - spiega merlo -, prima si boccia la candidatura di Torino e delle valli olimpiche ad ospitare le prossime Olimpiadi invernali favorendo la candidatura di Milano-Cortina e poi, pur di non farle tornare in Piemonte risparmiando risorse e sfruttando gli impianti esistenti, si sceglie addirittura di andarle a disputare all’estero. Le Olimpiadi italiane che vanno fuori dall’Italia: un’intuizione geniale».
GIORGIO MERLO
«Ora - prosegue Merlo -, al di là di questo capolavoro politico e logistico-organizzativo e di questa sciagurata ed irresponsabile decisione del Cio, non si può abbandonare al proprio destino, cioè al nulla, l’imbarazzante e complessa eredità di Torino 2006. A cominciare dagli impianti del trampolino di Pragelato e il bob di Cesana. Non è immaginabile, nè pensabile, che le scelte di Appendino prima e di Malagò poi, rafforzino ancora una volta l’immobilismo e il disinteresse. Se non si intende più riutilizzare quegli impianti lo si dica apertamente e si proceda allo smantellamento. Ne va del futuro ambientale ed economico di questi territori».
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