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L'operazione
10 Novembre 2023 - 20:07
C’è anche un 16enne torinese nella rete degli estremisti di destra che viveva nel culto degli stragisti e progettava attentati contro ebrei, musulmani e altre «razze inferiori»: al ragazzino sono stati sequestrati computer, telefoni cellulari, repliche di armi softair, un pugnale con impressi simboli del nazismo e riproduzioni di segni distintivi delle forze di polizia.
Il giovane torinese è stato denunciato insieme a un altro minorenne: il reato contestato è quello di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. Cinque arresti e perquisizioni in Belgio, Croazia, Germania, Lituania, Romania e Italia per smantellare una rete occulta che, secondo gli inquirenti, «era pronta a commettere in ogni momento atti violenti contro ebrei, musulmani e chiunque fosse considerato di razza inferiore: li abbiamo fermati in tempo».
Sulle chat c’erano veri e propri manuali per l’attacco e il sabotaggio delle cosiddette “infrastrutture critiche”, come ospedali, stazioni e banche. Ma anche istruzioni per la fabbricazione di armi ed esplosivi. I motti del gruppo erano inequivocabili: “Join us, Kill with us”, “Fight with us, die with us, kill with us. Kill the enemies of the white race”. A seguire, simboli neonazisti come la svastica, la “skull mask” e il “sole nero”. Non solo: gli investigatori hanno rilevato «un culto verso Anders Behring Breivik e Brenton Harrison Tarrant». Cioè i suprematisti che hanno commesso le stragi di Utoya (Norvegia) del 2011 e di Christchurch (Nuova Zelanda) del 2019.
All’inchiesta hanno lavorato per mesi gli investigatori del Centro operativo sicurezza cibernetica della Polizia postale e della Digos di Torino, diretti dalle Procure per i minorenni di Torino e Salerno, con il coordinamento della Procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo e la collaborazione della Direzione centrale della Polizia di prevenzione e del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni.
Gli inquirenti hanno ricostruito che il minorenne torinese era passato dalla rete dei suprematisti ma ne era uscito per aderire a un altro gruppo Telegram di matrice neo-nazista, teoricamente meno militante e operativo: «Le indagini, attraverso l’analisi dei dispositivi digitali, proseguiranno per ricostruire le diramazioni ancora occulte della rete» concludono dalla polizia.
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