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I DATI DI ARPA PIEMONTE

Sulle montagne piemontesi nevica la metà ma aumentano le valanghe

Lo scorso inverno è stato il terzo peggiore degli ultimi 60 anni. E quest'anno...

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Sulle nostre montagne nevica sempre meno ma aumentano le valanghe.

Un apparente paradosso, di cui si è discusso in occasione della presentazione del rendiconto nivometrico della stagione 2022-2023 di Arpa Piemonte: uno studio che analizza i dati della passata stagione invernale confrontandoli con le serie storiche di riferimento e presenta le variazioni del pericolo valanghe in relazione agli eventi nevosi più significativi. Come era facile prevedere, per il Piemonte quello del 2022-203 è stato un altro inverno vicino ai primati negativi della stagione precedente. I dati parlano da soli: «Da novembre a maggio - spiegano da Arpa - è stata registrata una carenza significativa, arrivando al 3° posto tra le più “gravi” degli ultimi 60 anni, con valori di deficit rispetto alla media del -40-50% in tutti i settori alpini regionali, a tutte le quote, con punte superiori al -60% di neve fresca in meno sulla stagione». Colpa anche delle temperature: l’inverno passato è stato il 9° più caldo degli ultimi 65 anni, con una anomalia positiva di +1.1°C.

Per quanto riguarda la pioggia, i mesi invernali non sono andati molto meglio: si è registrata una precipitazione media di 111.7 mm, ed un deficit di 34.9 mm (pari al 24%) rispetto al periodo 1991-2020. Più “generosa” però è stata la primavera, in particolare il mese di maggio, con una precipitazione media di 329.3 mm e un surplus di 34.6 mm (pari al 12%).

Nonostante questo, la stagione invernale 2022-23 è stata caratterizzata da un numero rilevante di incidenti in valanga: in Piemonte e Valle d’Aosta sono stati complessivamente registrati 24 incidenti con 9 vittime. Solo in Piemonte gli incidenti in valanga sono stati 9, 3 in più rispetto alla media degli ultimi 40 anni. Il totale delle persone travolte ammonta a 32 di cui 24 sono rimaste illese, 7 ferite e 1 deceduta. Perché diminuisce la neve e aumentano le valanghe? «Il problema più ricorrente - sottolineano da Arpa - è stato ancora una volta quello della neve ventata» cioè dei lastroni che si formano quando la neve “vecchia” viene trasportata e depositata dal vento. Naturalmente non si può neanche escludere il “fattore umano”: le poche precipitazioni potrebbero indurre scialpinisti poco esperti a credere che il rischio sia meno elevato, portandoli a compiere qualche imprudenza di troppo.

E quest’anno? Ovviamente è impossibile fare previsioni a lungo raggio, cioè per tutta la stagione. Sul breve periodo, invece, non c’è da essere molto ottimisti: dopo l’inversione termica che ha sciolto tutta la neve caduta a inizio novembre, il meteo nei prossimi giorni continua a segnalare bel tempo stabile. E in montagna la preoccupazione, in vista dell’ormai non lontana prevista apertura degli impianti sciistici, sale di pari passo con la colonnina del termometro.

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