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Il processo

Massaggi hard con minorenni: «Non potevano saperlo, erano ragazzi robusti»

Così i clienti potrebbero evitare la condanna in tribunale

Massaggi hard con minorenni: «Non potevano saperlo, erano ragazzi robusti»

Il centro massaggi era, in realtà, una casa a luci rosse dove si prostituivano giovanissimi stranieri. Troppo giovani, visto che alcuni di loro avevano meno di 18 anni: per questo tre clienti, tra cui un 83enne, sono finiti a processo. Ma potrebbero evitare una condanna perché «non potevano rendersi conto che quei ragazzi fossero minorenni», come sostenuto ieri in aula dalla procura. Che ha chiesto ai giudici di assolvere gli imputati, per la soddisfazione dei loro legali (tra cui gli avvocati Cristian Scaramozzino e Giulia Sattanino).

La vicenda risale al 2017 e, già alla fine delle indagini, i pm avevano chiesto di archiviare il caso: il giudice, però, aveva ordinato di procedere con l’imputazione. A organizzare il giro, servendosi di stranieri maggiorenni e minorenni che a volte ospitava nella propria casa, era un indiano adottato da una famiglia italiana. Il quale si proponeva per aiutare minori stranieri non accompagnati, reclutati anche tra i frequentatori di una comunità. Poi li faceva prostituire nel centro massaggi di San Salvario, dove si svolgevano sia trattamenti regolari che "a luci rosse".

L’uomo è già stato condannato in via definitiva in un processo separato, partito quando i ragazzi hanno raccontato tutto agli assistenti sociali. E' partita una denuncia per prostituzione minorile, il gestore ha patteggiato e ha già scontato la sua pena. I clienti, invece, potrebbero essere assolti: secondo l’accusa, a loro si può applicare un articolo del codice penale del 2012 che permette di «invocare come scusa» la «inevitabile ignoranza» dell’età. Il pm in aula, infatti, ha spiegato che quei ragazzini erano «robusti e dall’aspetto non infantile o adolescenziale», operavano in stanze buie e spesso arrivavano a “pratiche” già avviate dal loro stesso sfruttatore. Gli stessi imputati, inoltre, raccomandavano di «volere dei giovani che non fossero minorenni».

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