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Il Borghese - Le polemiche
16 Dicembre 2023 - 06:00
Roberto Vannacci
Per loro il generale Roberto Vannacci sarà pure Lucifero, ma il diritto di spiegare le sue ragioni («sia pur senza ragione»), è un diritto sacrosanto che in democrazia viene riconosciuto anche al demonio. Premesso che il generale non è il diavolo, ma uno scrittore che ha sbancato in libreria, e dunque si ritiene che gran parte di chi ha acquistato “Il mondo al contrario”, la pensi più o meno come lui, allora anche per il consigliere comunale radicale Silvio Viale e per il suo collega pentastellato Andrea Russi, Vannacci avrebbe avuto il diritto di manifestare il suo pensiero. Non solo nel privato centro studi San Carlo, ma anche nei locali del circolo Cral del Comune dove, in un primo tempo, la presentazione del libro del generale era stata programmata. Radicali e grillini ora chiedono che si faccia chiarezza per verificare se, davvero, l’evento (organizzato in dai Lions) sia stato censurato o no.
I due amministratori locali hanno chiesto alla giunta tutta la documentazione relativa agli eventi che, nell’ultimo periodo, si sono svolti al Cral, così da verificare se essi fossero aperti al pubblico o meno, e per accertare se alcune manifestazioni possano presentare analogie con la promozione del libro del neo Capo di stato maggiore. Sul mite generale di Divisione, scrittore di successo, le polemiche non mancano e talune appaiono davvero incomprensibili e strumentali. Giovedì sera, incalzato dalle domande dell’avvocato Stefano Commodo, Vannacci ha usato toni molto diversi da quelli di un tribuno e ha sviluppato argomenti che nulla hanno a che vedere con il razzismo, il patriarcato, l’antisemitismo, l’omofobia. Tant’è che qualcuno in sala si è lasciato andare ad un commento che a Roberto Vannacci non avrebbe certo fatto piacere: «Mi è sembrato politicamente molto corretto...». E così, al di là delle censure scontate da parte della sinistra, a cominciare dal Pd e per finire a Sinistra Ecologista, fuori dal coro e inaspettatamente, le parole più dure sono state quelle pronunciate del capo gruppo in Sala Rossa di Fdl, Giovanni Crosetto: «Le tesi del generale - ha detto - non hanno nulla a che vedere con noi.
Sinceramente non capisco perché supportare una persona che ha manifestato l’intenzione di candidarsi in altri partiti e che ha scatenato un vero e proprio caso politico, anche nei confronti del nostro governo». Al vetriolo la risposta del collega di partito Ferrante De Benedictis: «Prendo atto - ha dichiarato - che della nostra serata sono dispiaciuti Askatasuna, il sindaco, parte della sua maggioranza e il mio capogruppo. Pertanto lo invito a superare questioni personali che per altro riguardano suo zio (il ministro della Difesa Guido Crosetto ndr.)». E dunque, se si esclude il nipote del ministro, l’intero partito subalpino della Meloni sta dalla parte di De Benedictis e di Stefano Commodo, considerato, quest’ultimo, la mente più raffinata del pensiero conservatore torinese. Spiega l’assessore regionale Maurizio Marrone: «Dal sopruso contro il ministro Roccella al Salone del libro fino ai fatti di giovedì sul generale Vannacci, la sinistra istituzionale dimostra di inseguire le frange antagoniste sulla via della censura contro le idee che non condivide: un atteggiamento che tradisce tutta la paura e l’arroccamento che la contraddistingue in questa fase di declino nel consenso tra gli Italiani. Fratelli d’Italia, invece, è per la libertà di pensiero e di espressione, e lo saremo sempre».
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