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L'ANALISI

La class action contro Chiara Ferragni: «Un esempio di democrazia giuridica»

Parla l’avvocato Commodo: «Consumatori e commercianti penalizzati, l’influencer ha troppo potere»

La class action contro Chiara Ferragni: «Un esempio  di democrazia giuridica»

«I consumatori e i commercianti torinesi sono stati penalizzati dalla campagna della Ferragni, la class action è uno strumento democratico che permette a Davide di sfidare Golia».

A lanciare l’allarme sul fenomeno influencer commerciale a scopo fintamente benefico è l’avvocato torinese Stefano Commodo, figura di spicco in città, noto per l’attività del suo studio sul fronte delle class action e dei risarcimenti civili, che ha deciso di dire la sua a pochi giorni dalla decisione dell’Antitrust di multare Chiara Ferragni e Balocco, rispettivamente con un milione e 420mila euro, per aver pubblicizzato e venduto il pandoro Balocco “Pink Christmas”, facendo credere che il ricavato sarebbe andato all’ospedale Regina Margherita di Torino per curare i bambini malati di tumore. Ma così non è stato.

Sul caso procura di Milano ha pertanto aperto un’inchiesta e Codacons, acerrimo nemico della coppia Fedez-Ferragni, ha lanciato una class action per chiedere il risarcimento dei consumatori.

«Siamo di fronte a un fenomeno che si conosceva ma che con questa vicenda viene in evidenziato in tutta la sua capacità di influire sulle condotte dei cittadini, e in questo caso dei consumatori» spiega l’avvocato delle class action torinese: «Si tratta di una situazione in cui viene messa in evidenza, in modo mai così marcato, la differenza tra l’imprenditore che vuole sostenere un prodotto e i mezzi che nel mondo di social possono aiutare questo prodotto a essere commercializzato: dal documento dell’Autority - spiega Commodo - è chiaro che il soggetto forte è il gruppo Ferragni, mentre Balocco si trova in una situazione di sudditanza». Una grossa differenza tra le due realtà, il produttore e l’influencer, che si palesa anche a livello di guadagni. «Sempre dal documento dell’Autority - sottolinea l’avvocato - vediamo che il margine di utile della Balocco è dell’8-9% mentre quello delle società della Ferragni, Fenice e Tbs-Crew, sono del 40 e del 60%. Quindi ormai non compri più il prodotto perché ti convince ma compri la cornice in cui viene presentato».

Oltre a lanciare l’allarme, Commodo loda anche l’intervento dell’Autority: «Perché apre fronti per nuove tutele». A tal proposito Codacons fa sapere che «centinaia di consumatori si stanno attivando per chiedere la restituzione del pandoro ingannevole».

Ma a essere danneggiati sono anche i commercianti. «L’immagine commerciale e sociale dei punti vendita, soprattutto qui in Piemonte, è stata colpita negativamente da questa vicenda» spiega Commodo, ricordando però che: «la Balocco aveva fatto una donazione al Regina Margherita nel maggio del 2022, quindi la sua scelta era saggia, mentre sono state le aziende della Ferragni a voler collegare in maniera marcata il rapporto tra vendite e la raccolta di donazioni per il Regina Margherita. Questa - sottolinea il legale torinese - è stato l’elemento che ha convinto l’Autority a multare, in maniera molto innovativa l’influencer».

«Questi soggetti - aggiunge - vivono di pubblicità, ed è legittimo, ma utilizzare tali sistemi di condizionamento attraverso emozioni e affettività è chiaramente ambiguo e scivoloso». Per l’avvocato il fenomeno in futuro potrebbe ulteriormente allargarsi: «Soprattutto nella prospettiva che questi mezzi verranno sempre più rinforzati potenziati e qualificati con l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale».

«Ciò significa - evidenzia Commodo - che il legislatore e l’utente dovranno porre grande attenzione. Contemporaneamente il legislatore ha pensato a soluzioni di tutela come le class action che sono una forma, come dico spesso, di democrazia giuridica che consentono veramente a Davide di sfidare Golia e di poter ottenere grandi risultati a livello giudiziario e anche correzioni a livello commerciale».

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