Cerca

la minaccia

Capodanno ad alta tensione, preoccupa l’alleanza tra Aska e i maranza

Come al corteo per Ramy e nella guerriglia in prefettura e in via Po, i militanti potrebbero allearsi con gli "italiani di seconda generazione"

Gli scontri post-sgombero di Askatasuna

Gli scontri post-sgombero di Askatasuna

La minaccia era arrivata dal megafono, dopo la guerriglia: «A Capodanno saremo in strada per inaugurare un anno di lotte. La casa di Askatasuna sono le strade». Annuncio fatto mentre la Gran Madre veniva deturpata e sui palazzi i militanti proiettavano insulti al sindaco Lo Russo e alla Meloni. Askatasuna fa ancora paura e il rischio è che vengano rovinati i festeggiamenti per San Silvestro. Dov’è in programma lo spettacolo all’Inalpi Arena, che per l’occasione sarà ancora più blindata. E spunta un nuovo pericolo: i maranza. Che scenderanno certamente in strada il 31 dicembre e qualche problema (tra Milano e Torino) l’hanno dato quando si trattava di festeggiare il Capodanno. Non è da escludere un’alleanza tra loro e i membri di “Aska”, anche perché il passato più o meno recente (tra devastazioni in nome di Ramy e gli assalti in prefettura) insegna. Mentre arrivano i primi provvedimenti dopo gli scontri di sabato: i denunciati di “Aska” sono tre.

Aska e i maranza
Il 9 gennaio scorso il corteo per Ramy Elgaml, il 19enne morto a Milano il 24 novembre 2024 dopo un inseguimento, era degenerato in scontri al commissariato di polizia Dora Vanchiglia e poi al comando dei carabinieri di piazza Carlina. In prima fila c’erano i maranza ma, a comandarli, c’erano i leader di Askatasuna. «Organizzatori che avevano deciso dove condurre la massa di persone presenti e avevano cercato lo scontro con le forze dell’ordine», li aveva descritti il gip. Erano scattate otto misure cautelari e tra i destinatari c’erano i militanti del centro sociale. Poi c’è un secondo episodio: il 3 ottobre con le violenze a Porta Susa, in prefettura e in via Po. Una guerriglia con, anche in quell’occasione, i maranza in prima fila a devastare e, dietro, “Aska”. In quella circostanza, le misure cautelari erano state dieci. Viste le premesse, a Capodanno l’alleanza potrebbe rinsaldarsi. I cosiddetti “italiani di seconda generazione” scenderanno in strada sì per fare festa ma anche per sparare qualche botto, in barba all’ordinanza del Comune. E siccome Askatasuna ha annunciato che quella sera tornerà in strada, è probabile che per ingrossare il corteo i militanti inglobino i maranza. Magari spedendoli in prima linea contro le forze dell’ordine, oppure a danneggiare gli arredi urbani.

Tre denunciati
Arrivano, intanto, i primi provvedimenti dopo la manifestazione pro-Aska condita da scontri sabato scorso: tre militanti che hanno preso parte alle violenze sono stati denunciati. Erano sul furgone in testa alla sfilata, bloccato e preso in consegna dalla polizia. I tre sono stati trattenuti fino alle prime ore del mattino successivo in un commissariato di polizia in via Tirreno, poi rilasciati. I poliziotti hanno sequestrato i loro cellulari, denunciandoli per manifestazione senza preavviso, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Intanto gli investigatori continuano ad analizzare i filmati della guerriglia urbana. Molti facinorosi hanno agito a volto scoperto, quattro di loro sarebbero stati anche feriti durante le colluttazioni col Reparto mobile.

Le due vie di “Aska”
Sgomberati da corso Regina 47, ora le strade che possono prendere i militanti del centro sociale Askatasuna sono due: la prima è tornare nei ranghi della legalità e provare a riparlare con il Comune. Anche perché il sindaco Lo Russo, il giorno successivo allo sgombero, aveva comunque rivendicato il patto per i beni comuni e rilanciato: «L’edificio avrà una vocazione sociale».

La seconda strada è continuare con la lotta di piazza. E pare proprio che i militanti vorranno seguire questa via. Lo si è capito non solo giovedì sera quando ci sono stati i primi scontri, ma soprattutto sabato: con la guerriglia per le strade di Vanchiglia e gli insulti proiettati sulla Gran Madre e i palazzi di piazza Vittorio, rivolti proprio al primo cittadino. “Sindaco Lo Russo servo infame”, la scritta apparsa sugli edifici. Una scelta che farà certamente felici i “duri e puri” del movimento, e soprattutto chi al centro sociale ha sempre dato il suo appoggio, come i No Tav e i “colleghi” del milanese Leoncavallo, che storsero il naso alla notizia dell’accordo con Palazzo Civico.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.