Cerca

il centro sociale

Askatasuna ci costa sette milioni: il presidio resta fino a gennaio

La cifra calcolata dall'Avvocatura dello Stato che aveva chiesto i danni durante il processo. Polizia ad oltranza in corso Regina

Gli idranti usati per sgomberare il presidio di Askatasuna

Gli idranti usati per sgomberare il presidio di Askatasuna

Aska quanto ci costi. A quanto ammonta la “tassa Askatasuna”? Sette milioni di euro, cifra calcolata sulla base di un’occupazione che in corso Regina Margherita 47 è durata 29 anni, fatta di bollette mai pagate per le utenze (acqua, gas e corrente elettrica) e di devastazioni che i militanti hanno compiuto in questi anni a Torino e non solo. Un salasso destinato ad aumentare visto che adesso c’è una fetta di Vanchiglia militarizzata da giovedì mattina. E che continuerà ad essere militarizzata in quanto il presidio ci sarà fino a gennaio inoltrato.

I costi di Askatasuna
Sette milioni di euro. Anzi, per la precisione sono 6,8 i milioni tra danneggiamenti, devastazioni, negozi distrutti e poliziotti feriti. A fare i conti è l’Avvocatura dello Stato, che aveva chiesto la cifra (in nome della presidenza del Consiglio e dei ministeri della Difesa e dell’Interno) agli esponenti del centro sociale nell’ambito del processo che si era celebrato a Torino, terminato con 18 condanne e 10 assoluzioni.

Calcolo fatto includendo appunto i danni patrimoniali (mezzi e uomini delle forze dell’ordine) e quelli non patrimoniali, vale a dire le spese sostenute dalle pubbliche amministrazioni, dalla polizia e dai carabinieri per le indagini relative agli scontri a Torino e in Valsusa. Soldi che però non verranno versati, visto che la sentenza aveva stabilito che per ricevere quella cifra l’unica strada era la causa civile. Di quei 6,8 milioni, la stragrande maggioranza è per le devastazioni. Perché le spese sostenute per l'edificio occupato ammontano a 150mila euro.

Il presidio a Vanchiglia
Quella cifra, però, salirà. Sì perché da giovedì “Aska” e l’area attorno sono militarizzate dal Reparto mobile della polizia, dal Battaglione dei carabinieri e dalla Guardia di Finanza. Attorno al centro sociale sono state piazzate grate alte due metri, come quelle a protezione dei cantieri del Tav. E proprio come in valle, le forze dell’ordine dovranno presidiare costantemente il centro sociale. Per quanto? La questura ha stabilito il presidio «fino a cessate esigenze» e questo vuol dire che si andrà avanti oltre la fine dell’anno. Perché i militanti l’altro ieri dopo il corteo, le devastazioni e gli agenti feriti hanno annunciato tre appuntamenti: il 31 dicembre scenderanno in strada, provando a rovinare il Capodanno ai torinesi («Verrà inaugurato un nuovo anno di lotta», hanno promesso) e non è escluso che arrivino fino all’Inalpi Arena, dove si terrà il concerto; poi ci sono la grande assemblea cittadina del 17 gennaio e il corteo nazionale del 31 gennaio. Per questo corso Regina continuerà ad essere presidiato e i poliziotti di Torino avranno il supporto dei colleghi di altre città. Ben oltre San Silvestro, per non rischiare che i militanti provino a riprendersi la sede.

Maxi-lavoro per la polizia, che ha contato 21 agenti feriti in due cortei. Duri, a proposito, i sindacati di polizia. «Le violenze contro le forze dell’ordine durante le proteste per la chiusura di Askatasuna non sono episodi isolati ma la conferma di una violenza strutturale e reiterata, da anni colpevolmente sottovalutata. Ma resta una domanda: senza l’assalto a La Stampa, quanti altri poliziotti avrebbero dovuto finire in ospedale prima di intervenire? », si chiede il segretario generale provinciale del Siulp di Torino, Eugenio Bravo. Mentre per Luca Pantanella, segretario provinciale torinese del sindacato Fsp «l’unico spazio per questi criminali è la galera e i poliziotti rischiano la vita per difendere i valori democratici contro Askatasuna e certi pseudo-rivoluzionari che forti di copertura politica distruggono la nostra città».

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.