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Il caso di Stefano Esposito

Ridefinire i limiti del potere giudiziario in Italia

La Corte Costituzionale censura i magistrati per le intercettazioni illecite

L'ex senatore

Stefano Esposito

Basta allo strapotere delle procure. Questo sembra essere il messaggio che la Corte Costituzionale ha lanciato a quei magistrati che si credono al di sopra della legge tanto da poter disporre a piacimento della vita altrui. Con la sentenza 227 del 2023, depositata giovedì si sancisce che «(….) non spettava alle autorità giudiziarie che hanno sottoposto ad indagine e, successivamente, rinviato a giudizio Stefano Esposito, disporre, effettuare e utilizzare intercettazioni rivolte nei confronti di un terzo imputato, ma in realtà unicamente preordinate ad accedere alla sfera di comunicazione del parlamentare senza aver mai richiesto alcuna autorizzazione al Senato della Repubblica». Bastano le chiare parole di questo virgolettato per capire l’abuso di cui è stato vittima Esposito. Un abuso perpetrato contro la legge e che è andato avanti per sei lunghi anni.
Esposito è stato uno dei migliori uomini del Pd torinese ed un astro nascente a livello nazionale, ma ha sempre avuto, per il suo partito, il difetto di voler pensare con la sua testa. Troppe volte si incaponiva a voler comprendere anche le ragioni dell’avversario politico o di chi non la pensava come lui. Non si è mai collocato in quella zona grigia di contiguità nascosta della sinistra torinese con il mondo dei centri sociali e dei No-Tav.

STEFANO ESPOSITO

Anzi, per questo, ha anche subìto un attentato per le sue aperte posizioni a favore del treno ad alta velocità. In questi sei anni, a detta di Stefano Esposito, il 98% dei suoi (ex ?) compagni di partito non solo non lo ha difeso dall’attacco dei magistrati, ma lo ha di fatto ostracizzato, troncandogli la carriera politica. Ma d’altro canto l’atteggiamento del Pd, e prima ancora del Pci, è sempre stato ,storicamente, di supporto acritico ai magistrati amici, se non addirittura di subalternità.
Possiamo incasellare questo fatto come un episodio di malagiustizia? Altri dovranno stabilirlo. A noi compete rilevare che la nostra Costituzione è garantista, nel senso che c’è la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio e un avviso di “garanzia” non è una condanna preventiva per chi lo riceve. Bisogna avere il coraggio di chiedere una profonda riforma della giustizia in Italia ed ai politici di avere il coraggio di attuarla. La vicenda Palamara e lo scandalo delle nomine al Consiglio Superiore della Magistratura si è risolto in nessuna conseguenza per i coinvolti, nessuno è stato indagato, neanche l’agnello sacrificale Palamara che, però, è stato cacciato dalla magistratura. Passata la tempesta tutto è tornato pressochè come prima. Ma il popolino ignorante, rozzo, senza laurea, che abita fuori dalle ZTL, che tira la carretta arrabbattandosi, continua a domandarsi: perché se sbaglio io devo pagare (come è giusto) e se sbaglia un magistrato no? Ai politici l’ardua risposta.

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