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Il caso
02 Gennaio 2024 - 08:00
Sangue ai giardini Saragat
Qualche parola di troppo, l’alcol che scorre a fiumi per scaldarsi. E poi le botte e infine il sangue a due passi da un tavolo da ping pong. Una donna straniera, senzatetto, a terra soccorsa da un’ambulanza e le forze dell’ordine a cercare di ricostruire quanto successo - lo scorso 30 dicembre - tra i palazzoni popolari di via Bioglio e via Pacini, in quel giardino Saragat che da troppo tempo non fa più rima con sicurezza.
La denuncia
«La presenza, ormai da tempo indefinito, di un accampamento sotto il portico di via Leoncavallo ha trasformato tutta l’area circostante in una terra di nessuno» così Fabrizio Genco, residente del quartiere con un passato da consigliere di Circoscrizione.
Basta passare a piedi o in auto per vedere le due tendopoli. Con materassi e ripari di fortuna sparsi ovunque. Persino davanti alle uscite di sicurezza del centro polifunzionale, dove operano tra gli altri Solidarietà Torino e Auser. Una storia, quella del portico occupato, che va avanti da oltre dieci anni. Tra promesse di riqualificazione e operazioni andate in fumo. Il risultato è una costante catena di problemi che ormai interessano anche i vicini giardini.
I precedenti
I precedenti del resto non mancano. Un mese fa ignoti hanno sostituito la targa dedicata all’ex presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, inventandosi un’intitolazione allo sconosciuto Lino Pinato. Mentre in più occasioni sono state rotte le attrezzature del giardino, forse opera degli stessi ragazzi che d’estate tengono sotto scacco il campetto anche di sera causando schiamazzi a non finire.
«Noi chiediamo che i vigili, che hanno il comando lì a due passi, si occupino di aprire e chiudere il giardino. Non si può demandare questo compito ai cittadini» conclude Genco. Anche la Circoscrizione 6, da tempo, chiede interventi. Lo dimostrano i sopralluoghi con i residenti del quartiere per capire cosa funziona e cosa no. Il presidente, Valerio Lomanto, ha fatto più volte domanda di ripristino della cartellonistica. «Bisogna chiuderlo - aggiunge Lomanto -, e installare una telecamera».
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