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18 Gennaio 2024 - 09:08
Scoperta dalla Guardia di finanza di Torino un’associazione a delinquere dedita alla truffa e riciclaggio sull'Ecobonus
Una gigantesca truffa aggravata ai danni dello Stato, scoperta dalla Guardia di finanza di Torino che ha smantellato un’associazione a delinquere dedita alla truffa e riciclaggio, eseguendo cinque misure cautelari e sequestrando oltre 12 milioni di euro. In totale, 66 persone sono state segnalate alla Procura della Repubblica.
Si è trattato di un’articolata indagine - "Operazione Eldorado", così è stata chiamata - che ha individuato un sodalizio criminale dedito alla truffa aggravata per il conseguimento di soldi pubblici e al riciclaggio. Tra i soggetti coinvolti i rappresentanti legali di alcune società formalmente operanti nel settore edilizio, ma che di fatto non esistevano. L’attività è stata condotta dal 1° Nucleo operativo metropolitano di Torino e coordinata dalla Procura di Ivrea. Tutto è iniziato da una denuncia presentata dall’Ufficio Antifrode di Poste Italiane in relazione all’operatività fraudolenta di talune società che, ricorrendo a dei prestanome, avevano illecitamente fruito della cessione dei crediti fiscali in materia di ristrutturazioni e riqualificazioni edilizie. In pratica, l'Ecobonus. Le indagini, svolte anche mediante la meticolosa analisi dei flussi finanziari, oltre a consentire l’individuazione dei quattro principali ideatori della frode, hanno permesso di identificare sia ulteriori 62 persone tra prestanome” e titolari di società, sia le società destinatarie dei flussi finanziari maturati a fronte di lavori di ristrutturazione edilizia mai avvenuti.
Le Fiamme Gialle torinesi hanno quindi ricostruito il meccanismo criminale finalizzato alla commercializzazione e monetizzazione di crediti d’imposta fittizi per un valore di oltre 12,5 milioni di euro. Tra i responsabili c'era pure un dipendente delle Poste di Venaria. I criminali avevano reclutato dei prestanome cui intestare numerose società inesistenti e non operative, oltre a conti correnti. I prestanome richiedevano crediti d’imposta fittizi collegati a lavori di ristrutturazione inesistenti per poi cederli a 6 società operanti nel Nord Italia coinvolte nel sistema illecito. E queste ultime, tramite operazioni finanziarie che ostacolavano la ricostruzione dei flussi monetari, cedevano e monetizzavano i crediti indebitamente conseguiti. Il Gip del Tribunale di Ivrea ha emesso un provvedimento cautelare di custodia in carcere nei confronti di due persone, agli arresti domiciliari per altri due soggetti e dell’obbligo di dimora nei confronti di un quinto membro del sodalizio criminale.
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