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La storia
27 Gennaio 2024 - 07:30
A due passi da Porta Susa c’è un palazzo anonimo, con una targa sulla porta: “Procura Europea - ufficio di Torino”. Ed è lì dentro, nelle sale al civico 9 di via Ruffini, che si scava nei bilanci e nelle fatture di società ed enti pubblici: obiettivo, scovare chi ha “alleggerito” ingiustamente le casse dell’Unione europea.
E’ questo il ruolo dei “super procuratori” Stefano Castellani e Adriano Scudieri, i due magistrati assegnati all’ufficio torinese di questo ente entrato in funzione meno di tre anni fa. E salito agli onori delle cronache solo l’altro giorno, quando è emersa la maxi truffa sugli pneumatici che ha portato cinque arresti e sequestri per 40 milioni (ribattezzata operazione Pit Stop).
Attiva solo dal 2021
La Procura europea ha come sigla “Eppo”, acronimo che richiama il nome in inglese: «Siamo come le altre procure ma abbiamo una dimensione internazionale - introduce Andrea Venegoni, procuratore europeo per l’Italia, che lavora nella sede centrale di Eppo in Lussemburgo - Quando ci sono indagini internazionali, grazie a una legge europea, ci possono essere scambi fra i magistrati dei vari Paesi. Così è molto più semplice indagare all’estero rispetto al passato».
A questa nuova Procura europea, nata ufficialmente il 1° giugno 2021, hanno aderito 22 dei 27 paesi della Unione europea: il risultato è una struttura investigativa comune pensata per tutelare il bilancio comunitario contro le frodi, la corruzione e il riciclaggio. Tradotto, i pm europei possono fare indagini su soldi che la Ue deve ricevere e sui finanziamenti diretti verso i singoli Stati, verificandone il corretto utilizzo e gli eventuali reati commessi.
«Pensiamo ai fondi strutturali, ai dazi doganali e agli aiuti agricoli, per esempio - prosegue Venegoni, diventato procuratore europeo lo scorso luglio - Poi c’è l’Iva: una quota dell’imposta che gli Stati riscuotono confluisce nel bilancio dell’Unione. Quindi, fra le nostre competenze, rientrano frodi sull’Iva che superino i 10 milioni di euro e riguardano almeno due Stati membri». E l’operazione Pit Stop riguardava proprio una grande evasione dell’Iva.
Faro su tasse e Pnrr
L’ufficio di Torino è una delle otto sedi in Italia e ha competenza su Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Ci lavorano una quindicina di addetti fra amministrativi, polizia giudiziaria e due magistrati. Che, con l’aiuto delle altre forze dell’ordine, ora possono mettere nel mirino hanno una lunga serie di potenziali reati: basti pensare ai tanti progetti che l’Europa finanzia dall’istruzione all’occupazione. O l’agricoltura: di recente è stato condannato un 55enne di Saint Denis (in Valle d’Aosta) su cui la Procura europea aveva indagato per frode agricola, visto che avevo ricevuto illecitamente dei contributi per l’alpeggio. A Torino e Genova, invece, sono finiti nei guai scuole e asili che avevano incassato fondi in modo illegittimo. E poi c’è il grande capitolo del Pnrr, che sta facendo piovere milioni e milioni di euro per le opere pubbliche: ci sono delle indagini in corso anche su questo fronte, che potrebbero concludersi nei prossimi mesi.
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