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l’intervista
06 Febbraio 2024 - 05:50
Emanuele Filiberto con il padre, Vittorio Emanuele, in occasione della loro visita a Torino
«Adesso dormo un pochino...». Sono le ultime parole di Vittorio «come lo chiamavano tutti». Il figlio del “re di maggio” è deceduto come se si preparasse per una pennichella, dopo aver ricordato con il figlio e la moglie i giorni più felici. «Resistendo come un guerriero nelle ultime, difficili settimane della sua vita». Così lo ricorda, mentre già fioccano le polemiche all’ombra della Mole Antonelliana, suo figlio Emanuele Filiberto che, sabato, sarà a Torino per accompagnare nell’ultimo viaggio il padre dal Duomo di San Giovanni alla Basilica di Superga, dove riposerà insieme con altri eredi di Casa Savoia.
Come ha trascorso suo padre gli ultimi giorni?
«Giorni molto, molto intensi, ma devo dire anche molto molto belli. Perché eravamo tutti insieme in famiglia. Papà è stato cosciente e lucido, fino alla fine. Abbiamo parlato di tutto e di più, abbiamo riso e scherzato. Poi, quando lui ha deciso, si è spento in serenità. Nelle ultime settimane era stato ricoverato per un’infezione alla gamba che, tra antibiotici e terapia, lo ha debilitato. Ma è sempre stato un uomo forte, un guerriero e, nonostante la paura che ci lasciasse in quei giorni, ha scelto lui di non partire finché non avesse avuto modo di abbracciare tutti un’ultima volta».
Suo padre sarà sepolto a Torino benché dichiarasse di «avere nel cuore Napoli». Che rapporto ha avuto con la città e il Piemonte?
«Napoli era nel suo cuore perché ci era nato, ma se gli chiedevi cosa si sentiva, rispondeva “piemontese”. Amava molto frequentare Torino e il Piemonte. Specie nelle piccole località dove poteva mangiare bene e incontrare gli amici per gustare il tartufo, la bagna cauda e la carne di fassona».
Eppure proprio a Torino non sono mancate le polemiche sul “ritorno del re”...
«Che vuole che le dica? Restano lì dove sono. Questa è l’Italia. Questa è l’Italia, anzi, no. Questi sono certi italiani che amano solo polemizzare e lo trovo molto triste, perché questo per noi è un momento di lutto. Trovo incredibile che non si possa passare, almeno questa settimana, senza polemizzare o trovare il modo di di far parlare di sé»
C’è chi non vorrebbe i funerali in Duomo...
«Trovo tutto ciò che ho letto in questi giorni veramente di pessimo gusto. Lo trovo triste per loro, noi alle polemiche siamo abituati. Che si occupino dei problemi dei loro cittadini, i politici che si preoccupano di noi. Non vogliono i funerali in Duomo? Guardi, basta che non vengano e spengano la televisione. Noi volevamo i funerali a Superga, purtroppo, per capienza è impossibile».
E dunque?
«Ci siamo rivolti all’arcivescovo Roberto Repole che molto gentilmente ci ha messo a disposizione il Duomo. Piaccia o meno».
E chi, invece, le ha manifestato cordoglio o vicinanza?
«Tantissima gente. Dalle famiglie reali europee, a molti esponenti politici e del governo, infine da migliaia di persone comuni e da tanti amici. Così si mettono da parte le polemiche».
Sarà lei, ora, a stringere le redini di Casa Savoia?
«Sì, purtroppo sì. E dico purtroppo perché mio padre non c’è più, ma lui mi ha insegnato molto. Mi ha lasciato questo difficile compito e proverò a seguire i suoi insegnamenti, ciò che ha sempre fatto e la sua abnegazione nell’impegno con i molti ordini e le diverse delegazioni all’estero. Provare a far del bene, per tutti quelli a cui si può fare del bene, insomma».
E della successione di sua figlia Vittoria che mi dice? È vero che abdicherà in suo favore?
«Devo essere stato frainteso con qualche dichiarazione o titolo di giornale. Mia figlia Vittoria, per ora, sta studiando. È una giovane ragazza che deve fare ancora molte esperienze e imparare tante cose. Ma mi sta seguendo nelle varie attività sempre di più e con maggiore impegno e attenzione. Sono convinto che, quando sarà il suo momento, saprà dare il meglio di sé. E sono davvero convinto del fatto che sarà così. Come voleva suo nonno».
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