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LA CRISI

Mirafiori, 2.400 operai restano a casa

Cassa integrazione al via per i lavoratori Stellantis, crolla la produzione della 500

Mirafiori, 2.400 operai restano a casa

Sembra proprio l’inizio della fine per Mirafiori. Il tanto contestato periodo di cassa integrazione per gli operai delle Carrozzerie della 500 e della Maserati è iniziato ieri: «I 2.400 lavoratori sono rimasti a casa in attesa della riorganizzazione del lavoro» spiega il responsabile Fiom a Mirafiori, Gianni Mannori. Mentre da oggi fuori dalla fabbrica di corso Tazzoli dovrebbero restare in 350/400 operai: «Gli altri verranno ripartiti tra la linea produttiva della 500, la produzione dei nuovi cambi Ict e l’hub del riciclo» annunciano dalla Uilm. Certo è che la produzione a partire da oggi subirà un taglio deciso: si realizzerà il 30% in meno di 500 elettriche e si lavorerà su un turno unico.

Che fare dunque per mettere un freno alla crisi? I lavoratori e i sindacati attendono l’arrivo di una casa automobilistica straniera in grado di assorbire il personale in cassa integrazione. A tal proposito il ministro del Made in Italy Adolfo Urso ieri ha annunciato di aver aperto i colloqui con produttori stranieri: «Siamo in campo e abbiamo contatti, interlocuzioni, ormai da almeno 8-9 mesi con alcune case automobilistiche che potrebbero nei loro progetti di sviluppo internazionale, che riguardano l'Europa, insediarsi anche in Italia» ha spiegato il ministro: «Vogliamo aprire il mercato ad altri produttori e quindi sappiamo che, accanto a Stellantis, sarà necessario comunque un altro costruttore per raggiungere l’obiettivo di realizzare almeno 1,3 milioni veicoli in Italia, da qui a qualche anno, per garantire i livelli produttivi e occupazionali all’indotto nella transizione verso l’elettrico».

Un obiettivo non certo semplice, considerando che al momento non è ancora stato indicato un marchio certo. Tra i più papabili sembra esserci la casa automobilistica cinese Byd che ha iniziato una campagna pubblicitaria massiccia in Europa. Ma non è certo che apra una fabbrica in Italia, tanto meno a Torino. «Ci auguriamo che il governo trovi in fretta un produttore straniero per garantire il lavoro degli operai, ma anche se arrivasse ci vorrebbero almeno tre o quattro anni prima di partire con la produzione. Noi non abbiamo tempo» evidenziano dalla Fiom.

Nel frattempo però il governo ha erogato quasi un milione di incentivi all’acquisto di veicoli elettrici, proprio mentre l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, annunciava i tagli a Mirafiori. Insomma, sembra ormai chiaro che Stellantis non abbia alcuna intenzione di produrre a Torino, non solo le auto ma neppure le batterie. Le gigafactory, nonostante l’appello dell’Unione Industriali di Torino, verranno infatti costruite in Francia, in Spagna e a Termoli. «Mi aspetto - ha ribadito il ministro Urso - che presto sia realizzata da Stellantis una gigafactory anche nel nostro Paese».

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