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La beffa
03 Marzo 2024 - 09:00
«In caso di incidente, l’airbag del conducente potrebbe esplodere, lanciando schegge metalliche che potrebbero causare la morte».
A leggere una frase del genere, viene spontaneo sbarrare gli occhi. Soprattutto se si è il conducente in questione: è il caso di centinaia di proprietari di quattro modelli di Chevrolet (Aveo, Cruze, Olrando e Trax, prodotte fra il 2009 e il 2018). I quali, nei giorni scorsi, hanno ricevuto tutti la stessa lettera su carta intestata dalla casa automobilistica americana.

Il richiamo urgente
E’ datata gennaio 2024 e non lascia scampo a interpretazioni: «Lanciamo questa campagna di richiamo» perché «il dispositivo di gonfiaggio dell’airbag potrebbe subire alterazioni». In mezzo, la spiegazione: la causa, a quanto pare, è «l’esposizione prolungata in una combinazione di ambiente con elevata umidità assoluta e temperatura elevata potrebbe alterare il dispositivo, realizzato con nitrato di ammonio stabilizzato in fase come propellente». E qual è il rischio dopo un incidente? Che l’airbag scoppi con «una forza esplosiva troppo elevata, lanciando schegge metalliche taglienti che potrebbero causare lesioni gravi o nel peggiore dei casi morte».

Per questo la campagna di richiamo «riveste la massima importanza e deve essere eseguita al più presto possibile». Ed è gratuita, basta andare da un riparatore autorizzato Opel, casa automobilistica che ha assorbito Chevrolet e oggi fa parte di Stellantis.
«Chiami a giugno»
Tutto risolto, quindi? Rischio di morte scongiurato? Macché. Lo possono testimoniare tanti automobilisti che si sono rivolti ad Altroconsumo per denunciare la difficoltà di trovare officine disposte a effettuare il lavoro. Ma lo può confermare anche chi scrive, uno dei “fortunati” ad aver ricevuto la lettera horror di Chevrolet.

Chiamando l’officina autorizzata più vicina, in via Lera a Torino, la risposta è stata ancora più spaventosa: «Dobbiamo risentirci a giugno». E intanto io rischio di morire? Risponde il meccanico: «Chi ha scritto quella lettera, non ha tenuto conto che giustamente tutti sarebbero corsi a fare la riparazione. E non ci ha fornito i pezzi di ricambio necessari: arriveranno fra mesi».
Niente da fare neanche con il Servizio clienti del gruppo: l’addetta, che risponde dall’Albania, conferma il problema, chiede il nome dell’officina e assicura che manderà una lettera di richiamo per accelerare la pratica. Intanto non resta che aspettare o riparare l’auto a proprie spese.
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