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La sentenza
11 Marzo 2024 - 16:23
Alex con la madre, Maria
Un totale di 34 coltellate, di cui almeno 15 sulla schiena, inferte usando sei coltelli diversi: per questo, secondo i giudici della Corte d'Assise d'Appello, quella di Alex Pompa non può essere considerata legittima difesa. Anzi, il ragazzo ha ucciso il padre con una "condotta francamente aggressiva".
Così i giudici di secondo grado hanno motivato la sentenza con cui, il 13 dicembre scorso, hanno condannato a sei anni, due mesi e venti giorni il 22enne di Collegno che il 30 aprile 2020 uccise a coltellate il padre Giuseppe nel corso dell'ennesimo litigio con la madre.
Pompa, che ora porta il cognome della madre, Cotoia, in primo grado era stato assolto ma in appello è arrivata la condanna per omicidio volontario. Nel mezzo era intervenuta la Corte Costituzionale che, lo scorso ottobre, ha sbloccato la possibilità di far prevalere l'attenuante della provocazione sull'aggravante del parricidio, entrambe rilevate nel caso di Alex. Anche secondo i giudici della Consulta, infatti, non tenere conto del comportamento aggressivo del padre avrebbe portato a una pena sproporzionata e ingiusta. "Presupposti essenziali della legittima difesa sono - entrano nel merito i giudici - un'aggressione ingiusta e una reazione legittima e mentre la prima deve concretarsi nel pericolo attuale di un'offesa, la seconda deve inerire alla necessità di difendersi, alla inevitabilità del pericolo e alla proporzione tra difesa e offesa, non potendo, certamente, dirsi sufficiente al suo riconoscimento un pericolo eventuale, futuro, meramente probabile o temuto".
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