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LA GIORNATA MONDIALE DELLE API
21 Maggio 2024 - 07:15
Il temuto calabrone asiatico spaventa Torino con le sue “vespe regine” trovate a Cavoretto e zone limitrofe. A renderlo noto è il docente di Apicoltura di UniTo, Simone Tosi, coordinatore del laboratorio BeeLab dell’Università che sta monitorando il fenomeno. Il predatore asiatico dalle zampe gialle (Vespa velutina) è particolarmente dannoso per le api e rischia di mettere a repentaglio l’ecosistema. Ma può anche pungere l’uomo e in casi estremi ucciderlo. Il primo e unico nido di calabroni asiatici a Torino era stato scovato e distrutto lo scorso anno sempre in zona Cavoretto. «Grazie al monitoraggio che stiamo effettuando in città, al momento, abbiamo trovato sei regine regine» spiega il professore di UniTo, ringraziando «le associazioni apistiche locali Aspromiele e CAPT per la essenziale collaborazione».
Una delle regine delle Vespe velutine trovate a Cavoretto
La domanda sorge spontanea: questi ritrovamenti rappresentano un pericolo anche per l’uomo? «Se viene disturbata - spiega Tosi - la Vespa velutina può pungere l’uomo come un qualsiasi calabrone, ma non è questo il suo obiettivo». In prossimità dei nidi però l’attacco può essere violento: 8-12 punture possono provocare un avvelenamento che richiede il ricovero in ospedale e, per chi è molto allergico al suo veleno, una sola puntura può provocare la morte. «La pericolosità per l’uomo - aggiunge il docente - è anche dovuta al fatto che Vespa velutina costruisce i propri nidi spesso in vicinanza di aree urbane o dentro edifici a uso umano, come serre, capanni o terrazze. Dal momento che si ciba anche di frutta e carne potrebbe essere attirata da chi organizza pic-nic o grigliate».
Non proprio un bel segnale in vista dell’estate. «Ma - sottolinea - rappresenta soprattutto un grave pericolo per le api: le cattura davanti agli alveari e le uccide per nutrire le numerose larve presenti nei suoi nidi. A differenza dell’ape asiatica - aggiunge - la nostra ape non riesce a difendersi adeguatamente, quindi si rintana negli alveari e smette di uscire per raccogliere il cibo (nettare e polline) necessario a nutrire la famiglia che rischia così di morire di fame, oltre alle conseguenti ridotte produzioni di miele che ne conseguirebbero».
Non è ancora chiaro come la vespa sia arrivata a Torino. «Molto probabilmente attraverso il trasporto - spiega Tosi -, dalla Liguria o dalla zona di Cuneo dove esistono già dei nidi di calabroni asiatici».
Il lavoro di prevenzione svolto dall’Università di Torino, in collaborazione con gli enti e le associazioni apistiche locali è estenuante. «Studiamo la salute e il comportamento degli impollinatori, focalizzandoci su api sociali e solitarie. Il nostro obiettivo è quello di migliorare la comprensione delle complesse dinamiche che regolano l’ambiente tramite lo studio degli impollinatori, investigando i numerosi fattori di stress antropici e ambientali che alterano la loro salute» spiega il docente, sottolineando l’urgenza di sostenere queste attività di monitoraggio a livello locale e regionale.
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